Almanacco di fra’ Marino
Novella del giorno
Nella nobile città di Milano viveva un medico cui venivano dati in cura i pazzi. Il suo metodo per farli rinsavire era alquanto singolare: nel cortile del suo palazzo stava una pozza di putredine in cui immergeva i pazienti e ve li lasciava macerare fino a quando non recuperavano il lume della ragione. Un giorno gli fu affidato un uomo che dopo 15 giorni di immersioni riebbe il senno. Il medico lo liberò e gli permise di circolare dapprima solo nel cortile, poi di poter frequentare gli altri ambienti della casa col divieto però di uscirne.
L’uomo trasgredendo il divieto si affacciò dalla porta che dava sulla via e vide un cavaliere di ritorno dalla caccia, e poiché aveva perduto la memoria di tutto ciò che aveva visto nel periodo della pazzia, si stupì di quella visione.
‘’Ehi tu, che cosa fai sopra quel coso?” disse,
“Questo è un cavallo” rispose il cavaliere,
“Cosa porti in mano?”
“Porto una lancia per la caccia”
“E questi che ti attorniano cosa sono?”
“Sono cani per stanare le prede”
“Ma tutto questo che costo ha? Quanto hai speso?”
“Saranno stati 150 ducati”
“Va’ via di qui finché sei in tempo, perché se il medico ti vede ti immerge nell’acqua putrida fino alla gola”.
MORALE
Un pazzo mostrò così a un sano quale grave follia sia dilapidare il patrimonio familiare in vani passatempi.
Il santo del giorno
San Giovanni della Croce
Oggi la Chiesa cattolica e la Chiesa anglicana celebrano la memoria di San Giovanni della Croce, presbitero e poeta spagnolo, nonché cofondatore dell’Ordine dei Carmelitani scalzi.
Orfano di padre già in tenera età dovette spostarsi di città in città insieme alla madre. Si formò nel Colegio de los doctrinos nei pressi di Valladolid. Nel 1563 entrò nell’Ordine dei Carmelitani, e tra il 1564 e il 1568 completò i suoi studi filosofici e teologici presso l’Università di Salamanca.
Conobbe Santa Teresa d’Ávila affettuosamente lo definì il “piccolo Seneca”. Fu accusato ingiustamente di un incidente avvenuto ad Ávila, imprigionato nel convento e torturato. Scarcerato trovò nell’esperienza in carcere l’ispirazione per i suoi poemi religiosi. Morì a Ubelda il 14 dicembre 1591.
Simbolo
L’uoroboro, ossia il serpente che si morde la coda, è un simbolo molto antico che rappresenta la rinascita. Apparentemente immobile, è invece in eterno movimento, simbolo della ciclicità dei fenomeni, dell’energia dell’universo che perennemente si consuma e si rinnova.
La pietra
La criolite è un minerale costituito da fluoruro di sodio e alluminio. Il nome deriva dal greco kryos (Freddo) e lithos (Pietra).
Si presenta sotto forma di cristalli e aggregati granulari ed è usata allo stato fuso per ottenere alluminio, mentre allo stato solido nell’industria dei vetri speciali e degli smalti.
Animali mitologici
La chimera è un mostro della mitologia greca. Veniva raffigurata con una testa di leone, una di capra, il corpo di drago o di leone e con al posto della coda un serpente. Aveva la capacità di sputare fuoco dalle fauci e di sprigionare veleno dalla coda. Secondo il mito fu uccisa dall’eroe Bellerofonte, che nell’impresa si avvalse di Pegaso, il leggendario cavallo alato.
La frase del giorno
“Dio è morto, Dio resta morto, e noi lo abbiamo ucciso” afferma il filosofo Friedrich Nietzsche ne “La Gaia Scienza”. Nietzsche è un caposaldo della filosofia contemporanea, e questo aforisma rappresenta un importante punto del suo pensiero. Con ciò il filosofo vuole intendere non la morte fisica del Dio Giudaico-Cristiano, bensì la decadenza dei valori legati a quel Dio. In ciò sta l’importanza dell’aforisma, infatti la filosofia Nietzschiana parte dal presupposto che i valori basati sulla Metafisica e Religione siano decaduti. Oggi non ci troviamo in un punto molto differente da questo punto di vista: la società si trova disorientata culturalmente, economicamente, politicamente, e soprattutto da un punto di vista della fede e dei valori. Questo aforisma rappresenta quindi un ottimo punto di riflessione sulla situazione attuale e sul come si possa superare creativamente, qualcosa insomma che Nietzsche chiamerebbe “trasvalutazione dei valori”.
A cura di: Davide Siracusa e Antonino Treppiedi