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34 Sindaci scrivono a Musumeci sulle misure di sostegno all’emergenza socio-assistenziale da covid-19

L’annuncio del Governo regionale dello scorso mese di destinare cento milioni per garantire l’assistenza alimentare alle famiglie in grave disagio socio – economico per effetto dell’epidemia in corso rischia di innescare e di scaricare sui comuni siciliani una tensione sociale insostenibile .
Il rischio reale è che le misure straordinarie introdotte si rilevino in parte un pericolosissimo boomerang o, nella migliore delle ipotesi, che richiedano tempi incompatibili con la finalità delle misure.
Lo stanziamento complessivo dei 100 milioni promessi, come è noto, derivano da due progetti comunitari: i primi 30 milioni, per i quali sono stati emessi i primi mandati di pagamento ai Comuni sono stati recuperati da codesta Regione dal PO FSE, il programma operativo del Fondo Sociale Europeo; gli altri 70 milioni, per cui non esiste ad oggi un bando, dovrebbero arrivare dal POC (il programma complementare operativo).
Trattandosi di somme di derivazione comunitaria destinate ad altri scopi, riteniamo sia necessario un lungo iter di “rimodulazione”. Mentre i primi 30 milioni, derivanti dal Fondo Sociale Europeo, erano destinati dall’Asse II del PO FSE Sicilia 2014/2020 all’ Ob. specifico 9.1 (riduzione della povertà e dell’esclusione sociale e promozione dell’innovazione sociale) Azione 9.1.3 (Sostegno a persone in condizione di temporanea difficoltà economica anche attraverso il ricorso a strumenti di ingegneria finanziaria, tra i quali il micro-credito, e strumenti rimborsabili eventualmente anche attraverso ore di lavoro da dedicare alla collettività) e, quindi, è stato agevole per la Regione rimodularli perché coincidenti con l’oggetto della misura messa in campo, i restanti 70 milioni, da assegnare in quota capitaria ai Comuni, derivano, invece, dal POC 2014/2020 e dovranno essere stornati dagli assi 8, 9 e 10. Si tratta di somme che dovranno essere sottratte all’istruzione, formazione, turismo e ai beni culturali. Queste somme saranno le più complesse da rimodulare e riteniamo arriveranno sicuramente in forte ritardo, perché, a quanto pare, risultano addirittura impegnate per i fini cui sono destinate. Risulta evidente che, semmai questi soldi dovessero arrivare agli enti locali, ci vorranno quasi certamente mesi di attesa.
Riteniamo che la via più semplice e immediata sarebbe stata quella già definita dallo Stato a mezzo della Protezione Civile nazionale che ha autorizzato l’impiego delle risorse per l’emergenza attraverso variazioni di bilancio adottate con delibera di giunta anche in regime di esercizio provvisorio con procedure burocratiche semplificate stante l’esigenza di far fronte a bisogni indifferibili di buona parte della collettività.
Osserviamo. Nell’atto di adesione emanato dal Dipartimento al Lavoro, che riguarda la prima tranche da 30 milioni, sono enunciate le direttive vincolanti e rigide a cui gli enti destinatari devono attenersi.
Trattasi di fondi comunitari da rendicontare con procedure complesse pena la decadenza dei benefici.

In primis l’individuazione dei beneficiari e la distribuzione dei voucher (da 300 a 800 euro) ma questo riteniamo sia l’ultimo dei problemi.
Ed infatti occorrerà :
– prima, verificare l’attendibilità delle informazioni fornite dai richiedenti (procedura alquanto laboriosa stante la prevedibile numerosa platea degli istanti);
– rispettare la normativa comunitaria, nazionale e regionale vigente in materia in materia di appalti che richiederà i suoi tempi, sebbene in verità, nel caso si potrà ricorrere a procedure negoziate semplificate in ragione dell’attuale situazione di emergenza sanitaria;
– pubblicare l’avviso nel rispetto della normativa comunitaria in materia di informazione e pubblicità degli interventi;
– rendicontare le risorse assegnate, nonché conservare la documentazione giustificativa;
– validare e inviare i dati di monitoraggio nel rispetto della normativa comunitaria e delle indicazioni che saranno fornite dal Dipartimento della Famiglia e delle Politiche Sociali;
– informare i destinatari che i buoni spesa/voucher concessi sono finanziati dal PO FSE 2014/2020 della Regione Siciliana e, soprattutto, obbligare i cittadini richiedenti ad indicare quali tra i componenti del nucleo familiare indicati nell’istanza sono da coinvolgere nelle misure delle politiche attive del lavoro da intraprendere a cura dell’Amministrazione Regionale (dichiarazione, che ci si rende conto, è imprescindibile, pena l’impossibilità di utilizzo delle somme destinate in ultima analisi per attivazione di politiche attive del lavoro, ma che rischia di ridurre la platea dei destinatari in quanto non tutti sono disoccupati e, pur tuttavia, vivono uno stato di grave disagio economico solo per effetto dell’epidemia).
Procedura burocratica alquanto difficile da gestire specie in questo contesto in cui le Amministrazioni pubbliche svolgono le prestazioni lavorative ordinariamente in regime di smart working.
A ciò si aggiunga che l’iscrizione nel bilancio di previsione delle entrate trasferite dalla Regione sta creando non pochi problemi agli enti locali che gestiscono il bilancio in esercizio provvisorio e che sono la maggior parte.
La soluzione fornita con la circolare n. 13 dell’8/4/2020 dell’ Assessorato Regionale delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica non aiuta gli enti locali in quanto, tra l’altro, asserisce di trovare fondamento interpretativo su un orientamento giurisprudenziale contabile che risulta ictu oculi inconferente .
Come è noto a tutti gli addetti ai lavori, l’ordinamento contabile prevede la possibilità di adottare variazioni d’urgenza da ratificare entro 60 gg, ai sensi dell’art. 175, commi 4 e 5, del Tuel solo in presenza di un bilancio di previsione approvato in via definitiva e non in esercizio provvisorio durante il quale sono consentite solo variazioni compensative che, stante l’esiguità degli stanziamenti generalmente iscritti in bilancio, spesso non consentono, in ragioni di somme ingenti da programmare, di operare la variazione.
Motivo per il quale si impone, da subito, una soluzione normativa, così come messa in campo dallo Stato in occasione dell’assegnazione di fondi aventi la stessa finalità, e non certamente una soluzione prospettata da una circolare che non scalfisce il chiaro e attuale quadro contabile che non consente, si ripete, di operare con una variazione d’urgenza in esercizio provvisorio.
Prendiamo atto che il problema ad oggi, nonostante ripetute sollecitazioni dell’Anci, rimane irrisolto e costringe molti Comuni al palo e, quindi, a non poter attivare alcuna procedura.

Alla luce di tali innumerevoli criticità, i sottoscritti Sindaci, invitano la S.V. ad una immediata e diversa soluzione stante che, a nostro avviso, si dovrebbero prontamente recuperare e mettere a disposizione degli enti locali risorse proprie della Regione che consentirebbero di porre in essere una procedura semplificata, simile a quella adottata dallo Stato, che ha consentito agli Enti locali di provvedere tempestivamente a dare una prima risposta a bisogni indifferibili. Tanto al fine di evitare l’insorgere di gravi tensioni sociali.

Firmato i Sindaci
Agrigento
Alessandria della Rocca
Aragona
Bivona
Burgio
Calamoanci
Caltabellotta
Cammarata
Campobello di Licata
Canicattì
Castrofilippo
Cattolica Eraclea
Cianciana
Favara
Grotte
Ioppolo Giancaxio
Licata
Lucca Sicula
Menfi
Montallegro
Montevago
Naro
Porto Empedocle
Racalmuto
Realmonte
Ribera
San Giovanni Gemini
Sant’Angelo Muxaro
Santa Elisabetta
Santa Margherita Belice
Santo Stefano Quisquina
Sciacca
Siculiana
Villafranca Sicula

 

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