Festival Internazionale “Visioni dal mondo”: Due premi al docufilm “Ero Malerba”
Il docufilm “Ero Malerba”, tratto dal libro “Malerba”, scritto dal giornalista agrigentino, Carmelo Sardo e dall’empedoclino Giuseppe Grassonelli, ha sbancato il secondo festival internazionale “Visioni dal mondo”, sabato 8 ottobre, al Pavilion Unicredit di piazza Gae Aulenti, di Milano. Il Docufilm, della durata di 73 minuti, prodotto da Interlinea ed Enigma Film, da un soggetto e sceneggiatura di Toni Trupia e Carmelo Sardo, per la regia di Toni Trupia. Coproduttori Maurizio Antonini, Leonardo Paulillo, Angelisa Castronovo e Toni Trupia, ambientato tra Sulmona ed Amburgo in Germania e in Sicilia.
Quella Sicilia, le guerre di mafia, le contraddizioni di un territorio travagliato, ma sopratutto la voglia di riscatto intellettuale e culturale di un pluriomicida entrato in carcere analfabeta, poi laureatosi, e che ha scritto un libro per cercare di capire e di sottrarsi al dominio della violenza e del male.
Giuseppe Grassonelli, tra i più sanguinari esponenti della cosca degli Stiddari, racconta la sua potente storia, il suo viaggio di andata all’inferno e di ritorno nella legalità, sono stati raccontati in un libro di straordinario successo“Malerba”, edito da Mondadori, scritto a quattro mani con il giornalista del TG5 Carmelo Sardo e pubblicato nel giugno del 2014.
“Malerba” ha vinto il prestigioso Premio Sciascia ed è stato pubblicato con successo in Francia, Spagna, Giappone, Turchia, Germania, Brasile e America Latina.
Giuseppe Grassonelli, detto “Malerba”, 51enne di Porto Empedocle (Agrigento) è stato uno dei protagonisti della guerra di mafia sferrata dagli “Stiddari”, di cui era uno dei capi, a Cosa Nostra che fece oltre 400 morti nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Ragusa e Trapani a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Vittima di una strage in cui Cosa Nostra gli sterminò la famiglia, rimasto ferito e vivo per miracolo, Grassonelli scampò ad altri due agguati prima di passare al contrattacco per vendetta e per sopravvivenza.
Arrestato il 15 novembre del 1992, condannato all’ergastolo ostativo, da quel giorno non è mai uscito dal carcere e mai potrà uscire perché la sua condanna non prevede alcun beneficio, riservato invece solo a chi decide di collaborare con la giustizia, cosa che lui ha scelto di non fare per “non barattare la propria libertà con quella di altri”. Entrato in carcere semi analfabeta, attraverso la cultura ha fatto un percorso di recupero straordinario fino a laurearsi con 110 e lode in lettere moderne. Oggi è un uomo completamente nuovo, che crede nelle istituzioni e nel dovere civico. “Io ho sbagliato – dice – ed è giusto che paghi il mio debito con la società fino in fondo. Nessuna spiegazione potrebbe giustificare così tanta violenza da parte mia. Ma io allora ero convinto che lo Stato e la mafia fossero la stessa cosa, e sono state queste convinzioni a determinare la mia scelta violenta: quindi uccidere per non essere ucciso”. Sardo, lo ha incontrato in carcere e a lui Grassonelli ha affidato la sua storia conoscendolo sin dai tempi della guerra di mafia quando lui uccideva e Sardo, cronista di una tv locale, Teleacras, raccontava quegli agguati.
Ora arriva il documentario in cui sono gli stessi Grassonelli e Sardo a ripercorrere quel tempo cruento. Nel doc appaiono le testimonianze dei protagonisti di quell’epoca. Ci sono magistrati, filosofi, giornalisti, i familiari di Grassonelli e lo stesso “Malerba” a raccontare con una strepitosa testimonianza il suo percorso di resipiscenza.