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Favarese arrestato per tentata rapina e rapina, ma anche per detenzione di sostanze stupefacenti

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Identificato grazie ai filmati di videosorveglianza e alla conoscenza che i Carabinieri hanno del territorio e dei suoi abitanti. Ha 39 anni, ed è una “vecchia conoscenza” delle forze dell’ordine, il favarese che è stato arrestato per tentata rapina e rapina, ma anche per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. L’arresto è stato già convalidato dal Gip del Tribunale di Agrigento, Alessandro Quattrocchi, che ha accolto la richiesta del Pm Giulia Sbocchia ed ha disposto, per l’indagato, la custodia cautelare in carcere.

Nell’arco di 24 ore, fra venerdì 7 e sabato 8, il trentanovenne ha prima tentato un colpo in una farmacia e poi ha sottratto mille euro dal registratore di cassa di un’ottica, nel centro di Favara. In farmacia, l’indagato ha fatto irruzione con il volto travisato da una mascherina e da un berretto e con in mano il collo di una bottiglia rotta. Ha ripetutamente minacciato il titolare che ha però reagito, mettendolo in fuga. Stesso abbigliamento, stessa mascherina e berretto sono stati utilizzati, l’indomani, per rapinare l’ottica. Ma in questo caso, il favarese aveva in mano una pistola di piccole dimensioni ed è riuscito a farsi consegnare tutti i soldi che c’erano in cassa.

Credeva di farla franca, ma così come è già successo all’inizio dello scorso novembre quando i Carabinieri della tenenza di Favara arrestarono un quarantunenne ritenuto il presunto autore di due rapine in supermercato, la visione dei filmati di videosorveglianza che sono stati subito acquisiti dai militari dell’Arma hanno permesso di riconoscere il presunto rapinatore. I sospetti, nell’ambito della meticolosa attività investigativa, si sono dunque concentrati sul trentanovenne che è stato anche visto “scomparire” dall’inquadratura delle telecamere poste vicino la sua residenza. I video acquisiti dai Carabinieri della tenenza di Favara, coordinati dal comando Compagnia dell’Arma di Agrigento, hanno inoltre permesso di ricostruire, con precisione categorica, cosa il rapinatore indossasse sia durante il colpo che durante la tentata rapina. Indumenti che sono stati ritrovati occultati in uno zaino. A nulla sono valsi i tentativi di spiegazione e giustificazione: l’indagato ha riferito, anche in sede di udienza di convalida dell’arresto, che quei vestiti avrebbe dovuto portarli dalla madre affinché li lavasse in lavatrice. Circostanza ritenuta non credibile da Pm e Gip visto che nello zaino c’erano anche le scarpe e il giubbotto.

Durante la perquisizione domiciliare effettuata dai carabinieri nei giorni seguenti, l’uomo è stato trovato in possesso anche di 31 grammi di hashish, parte del quale era suddiviso in 6 piccoli involucri, e di un bilancino di precisione funzionante e ritenuto strumentale al confezionamento delle dosi.

Per il Gip del Tribunale di Agrigento, che ha accolto la del Pm, c’è “il concreto pericolo che l’indagato possa commettere altri delitti della stessa specie” e “l’unico presidio adeguato a contenere l’elevato rischio di recidiva, nonché proporzionato alla gravità dei fatti, è il carcere”. E in un istituto di custodia l’indagato è stato condotto dai Carabinieri.

Giova precisare che l’arrestato è, allo stato, indiziato in merito alle ipotesi di reato contestate e che le sua posizione sarà definitiva solo dopo l’emissione di una sentenza passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di innocenza.

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