nota dell’Arcivescovo di Agrigento
11:29 – Nella Giornata Mondiale dell’acqua, del 22 marzo 2015, in sintonia con quanto ha detto Papa Francesco all’Angelus, pensando alla situazione difficile venutasi a creare nel nostro territorio, sento il bisogno di affermare che l’acqua è un dono che Dio ha affidato a tutta l’umanità e che “l’acqua è vita e come tale è sacra” (Amece 2007).
Nel 1995, Ismail Seragelin, vicepresidente della Banca Mondiale, affermò: “Se le guerre del XX secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del XXI avranno come oggetto del contendere l’acqua”. Alla luce di quanto sta accadendo, a livello nazionale e regionale, la frase di Seragelin è vera e attuale.
La questione idrica, oggi molto discussa, risulta delicata e impone un’attenzione sia dal punto di vista normativo che etico. L’aspetto normativo spetta al legislatore che è chiamato a sanare discrepanze tra gestione privata e gestione pubblica, l’auspicio è che il legislatore regionale riesca in tempi rapidi a legiferare per sanare le tante incongruenze e differenze tra le varie realtà all’interno dell’isola. L’aspetto etico del problema, chiama in causa le coscienze e il principio del “bene comune”. È partendo dal bene comune che la questione dell’acqua, come “bene assoluto”, deve trovare una soluzione congrua da parte di quanti, percependo il disagio sociale, possono apportare un contributo per attenuare il disagio emerso in questi mesi.
Ritengo che alcuni presupposti fondamentali da rimarcare e da cui partire sono:
- Considerare l’acqua non come merce, e pertanto come affare e bene economico, ma come fonte di vita e come risorsa preziosa da difendere e salvaguardare, perché la vita dev’essere assicurata a tutti.
- Darne godimento pieno e continuativo ad ogni uomo, assicurandogli una quantità giornaliera sufficiente per le necessità legate all’igiene e alla sopravvivenza.
- Rendere omogenee e non gravose le tariffe per evitare disparità tra cittadini. La tutela dell’acqua è una via privilegiata per la lotta alla povertà.
- Rinvestire gli utili, non per ricavarne profitti e spartire dividendi, evitando perciò sperequazioni, ma per migliorare la distribuzione in termini di efficienza delle reti e qualità dell’acqua.
- Tener conto che gli stessi servizi pubblici rientrano tra ciò che riguarda la cosa pubblica e non fanno parte del mercato.
- Ricordare che tutti siamo responsabili dell’acqua e tutti perciò dobbiamo impegnarci a un uso attento, sobrio e consapevole.
Ritengo che la questione di fondo non è riportare tutto a come era prima della costituzione degli ATO idrici, poi sciolti, o ricercare responsabilità in amministratori poco oculati, a livello nazionale, regionale, locale che, con contratti a lunga scadenza, hanno lasciato ad altri sorti e futuro del “bene acqua”.
Oggi, in un momento di grande crisi economica, è necessario stabilire un servizio idrico efficiente per tutti a un prezzo equo e omogeneo, partendo dalla comune consapevolezza che l’acqua è patrimonio dell’umanità. I cittadini, le famiglie numerose o in difficoltà economica, hanno bisogno di sentirsi tutelati, di non dover affrontare spese ingenti per un bene vitale, di sapere che il principio di sussidiarietà è ancora valido.
È necessario, partendo da una serena analisi, trovare percorsi d’incontro e soluzioni condivise, ma non tanto tra consumatori e distributori ma tra tutti i cittadini.
La legge è sicuramente il primo passo per affrontare tutta la questione in maniera organica e dettagliata, ma nel frattempo, con urgenza, ognuno per la propria parte, è chiamato a trovare momenti di confronto e di dialogo per evitare tensioni sociali e ristabilire la giusta serenità.
Card. Francesco Montenegro
Arcivescovo di Agrigento