Ebbene, – continua Gibilaro – nell’Assise cittadina, l’Amministrazione comunale, che si vanta di avere “cambiato e fatto rinascere Agrigento”, ha reso noto che il motivo per cui sono stati rimossi i cassonetti in argomento, sta nel fatto che gli stessi erano ubicati (n.d.a. dopo oltre 40 anni) sul suolo di proprietà dell’Anas!
La stessa Amministrazione comunale ha comunicato, inoltre, di essere stata impossibilitata a reperire un altro sito ove poterli allocare, utilizzando tra l’altro frasi poco rispettose e non consone, all’indirizzo degli abitanti della frazione, definendoli addirittura come dei soggetti “violenti”!
Affermazioni infamanti che ho contestato con forza, soprattutto nei confronti di cittadini che risiedono in quella zona di periferia e che vivono in condizioni di disagio dovute anche alla soppressione, operata tanti mesi fa, della linea urbana della TUA.
Allo stato attuale, – scrive Gibilaro – a tantissime famiglie residenti nella frazione di Maddalusa, viene negata la possibilità di potere smaltire i rifiuti prodotti, negli appositi cassonetti.
Il Consiglio comunale in data 22 Febbraio 2016, su mia iniziativa, ha approvato una mozione che impegnava l’Amministrazione comunale ad effettuare la necessaria ricollocazione, in tutta la città, dei cassonetti per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, perché posizionati in spregio a svariate norme e nello specifico, al Codice della Strada. Nonostante ciò, però, ancor oggi si vedono cassonetti posizionati sui marciapiedi, sulle strisce pedonali, nelle corsie stradali, precludendo in alcuni casi, anche la normale circolazione in sicurezza dei veicoli. Altri contenitori spesso sono allocati in prossimità di intersezioni stradali e addirittura in curva.
Situazioni queste, – continua Gibilaro – che costituiscono notevole nocumento per l’incolumità pubblica e privata. Pertanto, alla luce di quanto rappresentato, si prende atto della “grande incapacità e pochezza” di amministrare la cosa pubblica. Il Sindaco – conclude Gibilaro – è l’unico responsabile di questo fallimento, non fosse altro, per avere privato una gran fetta della popolazione, che partecipa attivamente e contribuisce al benessere sociale ed economico di tutta la comunità, di un servizio essenziale, sinonimo di progresso e civiltà”.