Da qualche giorno il dibattito sociale ha focalizzato la propria attenzione sulla notizia che vede la città di Agrigento maglia nera sulla qualità della vita, tra tutti i capoluoghi di provincia.
Dibattito che naturalmente ha registrato le reazioni della politica, dei movimenti e dei singoli cittadini, dichiarazioni spesse volte nel ricercare responsabilità altrui, invece di fare autocritica.
Gli operatori turistici e commerciali della città sarebbero sicuramente legittimati più di altri nel criticare questa posizione da ultimi della classe, in virtù del fatto che quotidianamente gli imprenditori cercano di mandare avanti le proprie aziende e l’economia locale, stanchi di assistere (impotenti) periodicamente ad un decadimento economico che non ha eguali.
In un momento di grave e profonda crisi che tutti stiamo vivendo, fa rabbia è che oggi ci ritroviamo a vivere in una città quasi abbandonata e mortificata dalla mancanza di decoro e dalla mancanza di quelle caratteristiche che dovrebbero proiettarla, verso un consolidamento di luogo a forte attrazione turistica, oltre e non solo per quello che i nostri avi ci hanno lasciato in termini paesaggistici, storico e culturale. Al contrario questa paradossale situazione ci proietta indietro nel tempo.
Tutto questo gli operatori turistici della città lo vivono periodicamente, ascoltando i commenti sulla nostra Agrigento da parte dei i turisti che arrivano, mortificando gli sforzi che facciamo cercando di compensare con il nostro lavoro quanto è sotto gli occhi di tutti.
Da tempo ci si domanda come sia possibile che una città come Agrigento non riesca a fare quel cambio di passo che la proietti finalmente come realtà turistica di primo livello, la realtà e che il metro delle incidenze turistiche sul territorio e cosa ne rimane per l’economia locale, la percepiscono i titolari delle imprese commerciali ed i pubblici esercizi (bar, ristoranti, alberghi, stabilimenti balneari).
Proprio su questa base, da ultimi in classifica esortiamo e spingiamo ogni singolo cittadino a non cercare alibi e responsabilità, è arrivato il momento che ognuno dei 55.000 abitanti di questa città si metta in gioco dando il proprio contributo di idee, per far risalire la città dal fondo.
Abbiamo bisogno di regia, di coordinazione e di condivisione affinché si possa valorizzare ed esaltare al meglio Agrigento per chi ci vive e chi ci sceglie come meta per le vacanze, trasformarci in città da un turismo stanziale di massa non da mordi e fuggi: chi viene da noi deve poter restare, ammirare, godere, conoscere, apprezzare e consumare per portare ricchezza e lavoro per i giovani.
Agrigento deve poter vivere di Turismo, per fare ciò occorre una politica più incisiva per la promozione e l’intrattenimento dei visitatori. In pratica dare una nuova immagine della città per il suo rilancio turistico con il coinvolgimento degli albergatori, i ristoratori, i commercianti, artigiani operatori sociali che possano avere la possibilità di offrire emozioni e servizi per chi viene a trovarci, tutti uniti sotto lo stesso slogan e la stessa bandiera….. Agrigento.
Se lo vogliamo si può fare. Il turismo deve essere la carta vincente per il futuro della città, il turismo deve creare sviluppo e nuova occupazione per i giovani agrigentini.
Parole senz’altro condivisibili, ma fino a questo momento disattese.
Troppo spesso sentiamo parlare di Agrigento come città a vocazione turistica, affermazione che oggi non ha nessun significato alla luce del fatto che non viene supportata da fatti concreti. Parole che hanno accompagnato le campagne elettorali di tutta la politica agrigentina nei comizi elettorali, come fiore all’occhiello. Peccato, però, che di fiori non c’è nessuna traccia, così come la mancanza dei minimi servizi .
Prima e durante l’estate abbiamo ascoltato parole di incoraggiamento, eventi roboanti, attenzione alla pulizia ed al decoro urbano, lotta al commercio abusivo, ecc. Alla fine della stagione estiva rimane un paesaggio da far west, dove le uniche iniziative degne di nota riguardano i privati e le associazioni che non ci stanno a morire dietro una città abbandonata e destinata ad un lento ed inesorabile deterioramento culturale ed economico.
Infine vogliamo porre l’accento sulla promozione….
Questa città non può sperare e vivere di annunci estemporanei per rilanciare il territorio che lasciano il tempo che trovano e servono solo per un titolo più grande sui giornali. Questa città ha necessita di piccoli e indispensabili atti quotidiani: cura, cura, cura e ancora cura dell’arredo urbano, di servizi efficienti e una vera valorizzazione. L’attuale lento ed incontrollabile declino che sta vivendo il centro città, le periferie ed i quartiere, deve rappresentare il passato, rispetto alla voglia che deve nascere dentro di noi per un riscatto economico e sociale.
Sappiamo bene che non ci sono soldi e che le Amministrazioni devono barcamenarsi come possono. Ma davvero non possiamo fare niente per fronteggiare queste situazioni di disagio? Possiamo solo stare a guardare oppure scegliamo di darci una possibilità? Capiamo le difficoltà e non vogliamo alzare inutili polveroni. Quello che chiediamo è il segno di una presenza. Che le istituzioni rappresentino quel famoso punto di riferimento del quale adesso i cittadini e le imprese hanno bisogno. Pensiamo che già questo possa rappresentare un passo importante per uscire dall’isolamento, costruire nuove prospettive di ripresa e restituire ai cittadini quella fiducia, nelle istituzioni e nel futuro, di cui hanno bisogno.
LA REDAZIONE