Site icon TV SICILIA 24

Almanacco di Erasmo

Novella del giorno

A Montevarchi un ortolano sulla via del ritorno verso casa era afflitto da un interrogativo: come si sarebbe comportata la moglie se lui fosse morto? Volendo provare i sentimenti della donna, una volta entrato nella corte della casa, si stese a terra e inscenò la sua morte. La moglie, che in quel mentre stava varcando la soglia, trovatasi di fronte a quella triste scena, rimase interdetta se sciogliersi subito in lacrime o prima soddisfare i bisogni del ventre, digiuno da mezzogiorno. Cedendo alla fame, si avviò verso la dispensa, dove si ristorò con della carne salata, che le fece venire una gran sete. Per spegnere la seta discese in cantina per prendere del vino, ma nello stesso frangente una comare bussò alla porta e prima di correre ad aprire si bagnò gli occhi.

“Come farò senza di te, mio amato sposo?” disse lagrimando,

“Ti consolerai con il buon vino e la bella carne che io ti lascio” ribatté il marito redivivo.

MORALE

Anche nei momenti più dolenti l’uomo non rinuncia a soddisfare le proprie voglie e i propri desideri: la fedeltà della donna si prova col vino, quella dell’uomo con l’oro, recita un antico adagio.

Dialogo filosofico-Parte II

Col passare del tempo il clima si fece disteso, Nagrav si aprì a noi e ci parlò dei costumi della sua gente e di come l’Isola Comitina abbia sconfitto per sempre la fame e la povertà:

 ’’Al tempo di re Moloch una carestia si abbatté sul nostro paese. La popolazione stentava a sopravvivere e la rabbia verso il consiglio cresceva. Gli Anziani per risolvere la situazione deliberarono di dare allo Stato nuovi ordinamenti, talmente articolati che per la stesura del primo articolo impiegarono trenta giorni. I nuovi ordinamenti immettevano nella macchina amministrativa migliaia di nuovi funzionari.

Furono istituiti: il Galatto, il collegio che sorveglia la produzione di latte e derivati stabilendone i prezzi e punendo chi imboscava la merce; il Trico, che si occupa di parrucchieri, barbieri ed estetisti, fissa la quantità di peli e capelli che si possono tagliare ogni mese, e regolamenta le pettinature (Precedentemente, infatti, tutti potevano tagliare i capelli a proprio arbitrio, senza restrizioni); lo Stilo, che regola la produzione di penne e inchiostri (I suoi 242 membri si riuniscono giornalmente per fare le prove di scrittura); i Pionieri, gruppo di ricercatori e inventori, ai quali dobbiamo molti oggetti che hanno migliorato le nostre vite, come il cappello senza cappa, la mannaia senza manna e la bottiglia senza botte; l’Artifizio, il collegio che aveva la funzione di creare nuovi collegi.

In breve, tre quarti della popolazione furono burocratizzati. Da allora Comitina crebbe e prosperò: nessuno coltivò più la terra o allevò animali; eravamo tutti così intenti a legiferare, emendare, discettare che dimenticammo i nostri bisogni primari. Ma un giorno i nostri tributari di Montreale attentarono alla nostra libertà: erano infatti stanchi di sostenere le nostre spese e si ribellarono. Lo spettro della revisione della spesa pubblica incombeva su Comitina.

Per un limitato lasso di tempo ignorammo il problema e anzi aumentammo le spese. STRANAMENTE le nostre risorse cominciarono ad esaurirsi. Si decise di correre ai ripari: erigemmo l’Antropofagio, un nuovo collegio di 32.000 membri, che ogni giorno selezionava le vittime da sacrificare alla nostra giusta causa. Gli abitanti di Montreale, inorriditi dai nostri macabri banchetti, ripresero a versare il tributo.

Il Collegio dell’Antropofagio non fu soppresso, poiché la legge lo impedisce, ma il suo potere d’azione fu ridimensionato simbolicamente ai soli prigionieri. Per questo vi stiamo nutrendo e ingrassando in vista della festa di San Jacopo.”

In quel momento un moto d’orrore ci pervase. La risoluzione che prendemmo fu di escogitare un piano di fuga.

(Sospensione della narrazione)

Fra’ Marino: Tutto quello che dite ha dell’eresia! Come possono dei cristiani devoti a San Jacopo sacrificare delle vittime umane alla propria ingordigia?

Vacario: Eppure le cose stanno come vi dico.

Fra’ Marino: Ma, Marchese, costui vuole sovvertire ogni legge umana e divina.

Erasmo: Sono io la legge, o quantomeno il suo garante.

Visila: Io ad esempio ho avuto un fulgido esempio della vostra “legge”.

Erasmo: E ne avrai un altro se perseveri nella tua impudenza.

(Riprende la narrazione)

In apprensione per la nostra sorte cercammo di prendere tempo e di carpire informazioni a Nagrav. Quest’ultima, senza scomporsi, ci rivelò che il luogo della nostra prigionia non era un carcere, bensì una locanda.

Continua

Il santo del giorno

Oggi la Chiesa cattolica celebra la memoria di San Lazzaro, personaggio dei Vangeli, amico di Gesù. Il Vangelo secondo Giovanni narra che Lazzaro morì quando Gesù si trovava fuori dalla Giudea. Quando Cristo apprese della sua morte e si affrettò ad andare a Betania, Lazzaro era già morto da 4 giorni. Al rimprovero dei familiari di Lazzaro di non aver fatto nulla per impedirne la morte Gesù rispose resuscitando l’amico. I farisei e gli scribi furono informati del miracolo e si convinsero che Gesù fosse un sovversivo da uccidere.

Animale mitologico

La fenice,conosciuto anche come araba fenice o uccello di fuoco, è un animale mitologico con il corpo di colore rosso, il collo dorato e la coda azzurra.  È noto per la sua vita longeva che abbraccia molti secoli e per il fatto di rinascere dalle sue ceneri dopo la sua morte per autocombustione, quando sente la necessità di purificarsi. Per questo motivo la fenice avvolta dalle fiamme diventa il simbolo della rinascita, della purezza, del coraggio.

La pietra

Il lapislazzuli, antica denominazione della lazurite, è una pietra preziosa di colore blu intenso. Fu impiegata fin dall’antichità per la decorazione di superfici, o ridotto in polvere come pigmento per gli affreschi. La sua rarità ne faceva una pietra molto ricercata, anche per il nitore del suo colore azzurro.

La frase del giorno

“<<Timeo Danaos et dona ferentes>>”

(Temo i Greci anche quando portano doni)

Virgilio, Eneide libro II,49

La frase è pronunciata dal sacerdote Laocoonte sotto le mura di Troia al fine di ammonire i Teucri di accogliere all’interno della città il cavallo di legno, dono ingiustificato, sicuro inganno ordito dai greci. La frase è assurta a proverbio per mettere in guardia dagli atteggiamenti apparentemente generosi e benevoli di chi invece è nemico.

Davide Siracusa e Damiana Mattana.

Exit mobile version