Si tratta di uno dei due alpinisti italiani dispersi da 4 giorni. E’ stato recuperato il corpo di un alpinista sull’Alpamayo, sulle Ande peruviane, e secondo fonti della polizia locale si tratta di uno dei due alpinisti italiani dispersi da 4 giorni, Matteo Tagliabue e Enrico Broggi. Lo riferisce la stampa peruviana. Ieri il corpo era stato avvistato ma non era stato possibile recuperarlo per le cattive condizioni meteorologiche. I resti sono trasportati dalla polizia all’obitorio dell’Ospedale San Juan, nella provincia di Huaylas. Gli alpinisti di Cantù (Como) erano erano impegnati nella scalata dell’Alpamayo, piramide di ghiaccio di 5.947 metri nelle Ande peruviane. I due potrebbero essere caduti. Alla fine il soccorso peruviano ha individuato il punto dove si trova “una persona con una tuta rossa. Crediamo sia l’evidenza che c’è stata una valanga e che siano caduti lì”. Renzo Moreno, responsabile delle Associazioni delle guide del Perù precisa “ci hanno riferito che sono riusciti a scorgere una persona con un giubbotto rosso: si trova in un punto difficile da raggiungere”. Il corpo avvistato si troverebbe secondo Moreno “in un’area lontana e pericolosa, una zona tra l’altro di caduta delle valanghe”. “I nostri uomini hanno rastrellato la zona, sia sul versante destro sia su quello sinistro. Inizialmente non era stato possibile trovare niente, ma analizzando i dati a disposizione e dai racconti delle guide, abbiamo capito che si è staccato un grande cornicione e che la caduta è stata di circa 700 metri”, ha aggiunto Moreno. Difficile chiarire le cause dell’incidente, avvenuto poco dopo le 7 del mattino. I due erano arrivati in cordata a 5.800 metri di quota, nel ‘couloir’ che porta alla cresta finale. Dietro di loro procedevano altri due alpinisti canturini, il venticinquenne Marco Ballerini e il ventitreenne Giacomo Longhi. Stavano salendo tutti e quattro lungo la via Ferrari, una delle ‘classiche’ delle Ande. Tagliabue e Broggi sono scomparsi nel nulla dopo aver aggirato un costone di roccia e ghiaccio. I compagni non li hanno più visti né hanno trovato tracce del loro passaggio. E’ probabile che siano stati travolti e trascinati a valle da una valanga, forse provocata dal crollo di una cornice di ghiaccio sulla cresta. Ma non si può escludere una scivolata in un passaggio delicato. Scesa lungo il pendio, la seconda cordata ha avviato le ricerche, anche con l’ausilio dell’Arva, e poi si è diretta a valle per cercare aiuto. Oltre 20 ore di marcia con la disperazione nel cuore. L’allarme è scattato sabato pomeriggio, quando ormai era buio, e le operazioni di soccorso sono iniziate domenica mattina. Sono intervenute le guide alpine di Huaraz e il corpo di Alta Montana della polizia, oltre ad altri alpinisti presenti nella zona. “Sono tutti alpinisti esperti – spiega Marika Novati, presidente del Cai di Cantù – che conoscono bene l’alta montagna e sanno cavarsela”. Nel 2009 Tagliabue e Longhi, poco più che ventenni, erano rimasti bloccati sul Monte Bianco ed avevano bivaccato una notte a quasi 4.000 metri di quota senza riportare danni. “Sappiamo poco di quello che è successo – aggiunge Novati – anche perché i compagni di cordata non hanno visto nulla”.