A margine della cerimonia di chiusura delle celebrazioni nazionali per il Centesimo Anniversario della traslazione della Salma del Milite Ignoto all’Altare della Patria di Roma, che si è tenuta stamani ad Aragona, con la partecipazione degli alunni dell’Istituto Comprensivo “Luigi Capuana”, ci piace pubblicare il testo integrale dell’intervento del Dirigente Scolastico, dott.ssa Pina Butera: “Ho accettato di buon grado l’invito offertomi dell’Amministrazione comunale di Aragona di presenziare la manifestazione di questa mattina che ha lo scopo di celebrare, con la deposizione della targa e l’assegnazione della cittadinanza onoraria al Milite Ignoto, la chiusura delle iniziative per il 100° anniversario della Traslazione del Milite Ignoto presso l’Altare della Patria, perché ritengo doveroso che l’Istituzione scolastica, all’interno della quale si formano “cittadini”, sia in prima fila nel manifestare consenso e aderenza ai valori che il sacrificio di schiere di giovani morti per l’Italia hanno rappresentato e continuano rappresentare per la costituzione dell’Unità Nazionale e la conquista della libertà e della democrazia.
Ed allora in tale direzione e prospettiva non voglio lasciarmi sfuggire l’occasione per condividere con Voi alcune riflessioni su questa preziosa opportunità formativa per i nostri giovani per evitare che la celebrazione si riduca ad un mero e sterile esercizio retorico.
Nel fare tesoro di questa occasione in cui insieme ci soffermiamo a considerare il valore simbolico del Milite Ignoto come monito permanente alla follia della guerra, di quelle del passato, ma anche di tutte le altre che sono in atto nei vari angoli della terra, disponiamoci a riflettere elaborando nuovi pensieri e assumendo impegni in grado di coinvolgere, motivare e sollecitare le nuove generazioni di alunni e di giovani.
Proviamo a porre le basi per rivivere la nostra tradizione storica e per costruire un progetto in cui la storia della nostra Nazione fondata anche sul sacrificio degli eroi delle guerre, diventi il terreno comune su cui edificare il nostro domani, senza trascurare le ansie e gli affanni del nostro tempo.
Oggi, nella scuola come nella società si vivono momenti a tinte scure che suggeriscono inevitabilmente riflessioni preoccupate e preoccupanti. Da più parti giunge accorato l’appello ad una migliore qualità della scuola per raggiungere, attraverso di essa, una migliore qualità della società. E’ un compito arduo e difficile, ma non per questo impossibile.
Tutti aneliamo ad avere una società migliore e più giusta perché quella odierna, in cui si annidano i germi della divisione, il vento dell’immoralità, l’indifferenza per lo scandalo, la mancanza di dialogo, di lavoro e di solidarietà, non ci piace.
A noi piace, invece, immaginare la Nazione come una comunità naturale formata da milioni di famiglie che cooperano per il bene della persona senza retorica, senza ideologie, senza nessuna intolleranza contro la dignità di ogni individuo che vive nel proprio territorio. Una Nazione che, come la famiglia, deve essere costruita sui valori dell’unità, del rispetto reciproco, della legalità, dell’onestà, dell’accoglienza e dell’integrazione.
Ecco, dunque, l’importanza della presenza dei giovani studenti alla celebrazione di questa mattina perché a loro venga passato il testimone e perché siano loro i traghettatori verso una società in cui i valori della democrazia e della libertà vengano anteposti a tutto e siano il fondamento del processo civile.
Sollecito soprattutto voi studenti, emulando l’eroismo dei vostri quasi coetanei di 100 anni fa, a credere sempre in voi stessi affinché possiate far nascere e crescere la voglia di volare alto e di recuperare la cittadinanza attiva che risiede in ognuno di voi.
Una cittadinanza fondata sul filo rosso della storia nazionale, sull’asse dell’impegno civile e sulla condivisione degli ideali che costituiscono la base e il fondamento della nostra Costituzione.
Un pensiero, a chiusura del mio intervento, vorrei rivolgere alla schiera delle madri che nel tempo della I° guerra mondiale e nel tempo a cui si riferiscono i fatti che stiamo celebrando, hanno atteso, inutilmente, l’arrivo dei propri figli. Eroine anch’esse, come la loro prole non rientrata dal fronte, per aver elaborato il dolore con stoico atteggiamento e sopportato con rassegnazione la mancanza di un luogo o di un tumulo presso il quale piangere o depositare un fiore. Anche a loro va il riconoscimento della Nazione per avere offerto alla Patria il loro frutto migliore: le giovani vite dei loro figli”, ha concluso il Dirigente Scolastico.