La storia: “I Padri Mercedari scalzi, con atto del 26 aprile 1824 stipulato dal Notaio Giovanni Scifo di Aragona, si obbligarono “a mantenere la scuola di leggere, scrivere ed abaco in beneficio degli abitanti di questa Comune Aragona” e a mantenere due confessori per confessare i fedeli “dell’uno o dell’altro sesso”, ricevendone in compenso, ogni anno, la somma di onze cinquantacinque. Essi assolvettero questo loro impegno per diversi anni e istituirono nei locali del convento le scuole elementari e mantennero due confessori che ogni mattina confessavano i fedeli nella Chiesa di Maria SS. della Mercede. Dopo l’unità d’Italia, il convento dei Padri Mercedari e quello dei Padri Cappuccini vennero espropriati, ma i frati Mercedari, ridotti in quattro, rimasero nell’edificio e continuarono ad assolvere il loro compito e a ricevere il compenso annuale da parte del Municipio. Essi, però, mantennero solo alcune stanze del convento e la Chiesa mentre il restante edificio venne in parte utilizzato come alloggio degli ufficiali di passaggio e successivamente, alla fine del 1890, come caserma del distaccamento di soldati mandati ad Aragona per mantenere l’ordine pubblico. Nel novembre del 1866, in riferimento all’art. 20 della legge 7 luglio 1866, che concerneva la cessione dei fabbricati monastici ai Comuni e alle Provincie, il Municipio di Aragona chiese al Governo, ed ottenne parte del Convento per adibirlo a Palazzo Comunale e sede delle scuole pubbliche elementari. Il convento venne ristrutturato e ospitò per diversi anni la scuola elementare maschile e il Municipio, prima di essere trasferito durante il periodo fascista nel Palazzo Principe, e lasciare l’edificio del convento al solo uso della scuola elementare maschile. Attualmente in esso vi si trova il primo circolo didattico di Aragona”.