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Aragona: Una serata alla ‘Compagni di scuola’, con la maestra. 40 anni e non sentirli

Il rumore del gessetto sulla lavagna, il fruscio della gonna durante il dettato, l’appello mattutino ad alzata di mano, i ricordi fioccano tra il tintinnio dei piatti e delle posate, tra una portata e l’altra. Sono quasi tutti presenti, quarant’anni dopo, non tra i banchi di scuola, ma seduti intorno ad un tavolo, ad una cena al ristorante ‘Baglio del Melograno’, organizzata da Laura Puletto per omaggiare la maestra Alfonsa Cumbo. Non capita tutti i giorni di poter passare una serata con la propria insegnante di scuola elementare, di festeggiare colei che ha aiutato a porre le basi della vita, a leggere e a scrivere. E’ successo alla classe 1976 del plesso ‘Scifo’ di Aragona. Uomini e donne di 50 anni, con figli e carriere lavorative, sono tornati per una sera i bambini che erano allora. Canti e aneddoti hanno vivacizzato la tavolata. Sulla torta c’era stampata la foto di rito di fine anno scolastico. E quarant’anni dopo si sono messi tutti in posa come in quinta elementare, con accanto la loro maestra Alfonsa, a riprodurre quella scena scalfita nella memoria. “Quanta fretta, ma dove corri, dove vai, di noi ti puoi fidar” hanno intonato tutti in coro in onore della maestra, citando il ‘Gatto e la volpe “ di Bennato. Sulla tavola c’era una targa celebrativa con su scritto ‘per i tuoi sorrisi e per la tua pazienza, resterai nei nostri cuori’. C’erano Rosetta e Angela ad omaggiarla, le più brave della classe, le pupille dell’insegnante.  Alfonso e Gennaro i più discoli, oggi diventati uno finanziare, l’altro operaio edile. “Ho cercato di essere per voi la maestra che avrei voluto per le mie figlie, essere ricordata dai propri allievi a distanza di anni è il sogno di ogni insegnate”, legge con voce tremolante Alfonsa. Tra le mani gira e rigira il foglio su cui ha scritto i ringraziamenti con impaccio, l’emozione è palpabile. Gli occhi lucidi e quella sensazione di trovarsi a casa accompagnano la serata, mai a disagio o senza nulla da dirsi, nonostante il tempo trascorso.

C’è chi, come Roberto Buscemi, ricorda i modi galanti di allora, riportando alla memoria il giorno in cui, insieme ad Alfonso Collura, scavalcarono i cancelli della villa comunale per raccogliere fiori da regalare alle donne della classe. “E ci fu quel giorno che con Alfonso uscimmo dalla finestra per raccogliere la neve fresca e fare un pupazzo in aula”, aggiunge Calogero Morreale. Oggi tocca a lui tenere a bada una classe come professore di matematica. I compagni di marachelle hanno diversi episodi da narrare. Mentre a Salvatore Saldi’ vengono in mente le corse lungo il corridoio e le scivolate sulle ginocchia, il bidello che sbraita, le urla, i rimproveri e la voce imperativa “entrate in classe, forza”. “Durante la festa di carnevale inciampai a causa del vestito lungo e mi feci male al braccio, questo lo ricordo eccome”, dice Maria. “Si approfittava sempre del tempo concesso per andare in bagno”, ricordano tutti con ironia. I timori per le interrogazioni di geografia, con tutti i capoluoghi da memorizzare e il volto severo di una maestra esigente dice Maria Teresa, anche lei oggi ricopre lo stesso ruolo. Anche le punizioni dietro la lavagna per una ‘e’ senza accento hanno oggi un dolce sapore. “Quei bambini che ho visto arrivare intimoriti il primo giorno di scuola oggi si sono trasformati in uomini e donne sereni e realizzati”, continua così la lettera di ringraziamento della maestra . “Eravate una bellissima classe, bambini educati ed intelligenti, ognuno di  voi aveva un talento che ha saputo sfruttare e  questo mi rende piena di orgoglio, aver contribuito, seppur in minima parte, a questo processo che vi ha reso speciali”, conclude nell’applauso generale. Risate, battute, tanta ironia, un revival alla ‘Compagni di scuola’ di Carlo Verdone, con il dono eccezionale di avere la maestra presente e senza la nostalgia e l’amarezza che accompagnano il film. Per tutti una serata meravigliosa. “Sul palcoscenico della società dobbiamo spesso interpretare delle parti, nonostante non siamo attori, ma ci sono dei momenti in cui vivi emozioni vere, ritorni ad essere ingenuo e allegro come un fanciullo, e questo è uno di quei momenti”, tira le conclusioni Roberto Terrasi. “Avete aperto un cassetto della memoria, non avete soltanto tolto la polvere, ma lo avete decorato di fiori, gesti di amore e cura. Nostra madre emozionata che rigirava il foglio e non lo riconosceva, sembrava una bimba, come si invertono i ruoli! Grazie di cuore”, queste le parole commosse delle figlie della maestra per la bella serata trascorsa.

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