14:23 – E’ arrivata anche ad Agrigento, sotto un profilo falso “Flora Duvie“, dove avrebbe registrato dei filmati e ricattato dei mal capitati, chiedendo in cambio del denaro fino a diecimila euro. “Flora Duvie“, prima chiede l’amicizia a singole persone, e dopo una chiacchierata, con la vittima – secondo gli agenti della Polizia Postale – chiede un numero di telefono per collegarsi via “Skype” per fare sesso online, che registra il tutto e subito minacchia la vittima di mettere il video su youtube, in cambio di una somma di denaro.
Secondo la Polizia Postale di Crotone, che ha aperto un profilo facebook, avviene allo stesso modo dei mal capitati agrigentini per poi passare con le fatidiche frasi «Se ti tocchi, mi tocco anche io…». Una proposta difficile da rifiutare, se a farla, dall’altra parte dello schermo del computer, in videocollegamento via Skype, è una ragazza giovane e bella. E soprattutto seminuda.
Peccato che, a cose fatte, lo “spettatore” venga ricattato: o paga, o il filmato viene diffuso a tutti i suoi contatti di Facebook. Questo è successo, in provincia di Imperia sono già una decina le vittime di un’estorsione a luci rosse che scorre sul web, anche se si ritiene che il loro numero sia più elevato, visto che è probabile che molti, per vergogna, o per evitare di farlo sapere ai propri familiari, abbiano preferito non sporgere denuncia.
L’inchiesta, avviata dalla Procura di Imperia e condotta dalla polizia postale del capoluogo, è scattata nel 2009, ma solo dopo mesi di indagini, sono emerse le prime certezze sul modus operandi dei ricattatori. I casi riguardano uomini di età compresa tra i 25 e i 50 anni. Tutti proprietari di un profilo Facebook. Il metodo ideato per estorcere loro denaro è apparentemente semplice. Secondo quanto raccontato agli uomini della Polposte al momento della denuncia, alle vittime è stata inviata una richiesta di amicizia da parte di una ragazza straniera. In particolare, a giudicare dalla descrizione fisica e dall’accento, le “attrici” sono tutte francesi di origine magrebina. La tesi degli investigatori, infatti, è che dietro le estorsioni ci sia un’organizzazione con base in Costa Azzurra, e collegata al Nord Africa, considerato che a chi ha pagato, o comunque a chi si è visto chiedere il denaro, sono state fornite le coordinate per versare attraverso la Western Union a conti di Paesi del Maghreb.
Tornando al ricatto, una volta accettata la richiesta di amicizia, la ragazza avvia con il nuovo contatto di Facebook un primo scambio di messaggi innocui, e “pubblici”, ossia visibili da tutti gli amici del destinatario. Dai post alla chat, utilizzando messenger, il passaggio è breve. Fino a quando non scatta la trappola. La giovane, per avere con la vittima una comunicazione a tu per tu, gli invia un numero di telefono di Skype, il servizio che permette di effettuare chiamate vocali, video e inviarsi messaggi gratuitamente. Il numero, come ha scoperto la Postale attraverso le indagini, rimane attivo solo per due-tre giorni, della serie “o la va o la spacca”: se la vittima abbocca, bene, se no si passa alla prossima. Una volta effettuata la videochiamata, comincia lo show a luci rosse, ovviamente dopo una serie di provocazioni verbali che servono da “preliminari”. La ragazza, dopo essersi spogliata a poco a poco, invita l’uomo dall’altra parte dello schermo a fare altrettanto. E lo stesso avviene quando inizia a toccarsi.Alla fine, la giovane rimane nuda e prosegue fino a concludere l’atto di autoerotismo, e lo stesso lo spettatore. Quello che quest’ultimo non può sapere, è che la sua “attività” viene registrata in diretta grazie alla webcam: ci sono numerosi software che, una volta scaricati, consentono appunto di memorizzare le videochiamate su Skype, ottenendo un filmato di buona qualità. Poche ore dopo, la doccia gelata: un altro messaggio con la richiesta di denaro per bloccare l’invio del video hard a tutti i contatti di Facebook del malcapitato. Non cifre elevate, la media è di circa 500 euro, con punte di 700 e un minimo di 300. Per convincere la vittima a pagare, gli viene trasmesso, via chat, uno spezzone del filmato, la prova che è stato ripresa mentre faceva sesso, davanti al computer. Qualcuno ha pagato, qualcun altro no, ed è andato alla polizia. Che ora spera di arrivare a individuare le attrici a luci rosse e chi le ha reclutate. Ma anche di interrompere fin da subito la catena di estorsioni.