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Calais e Lampedusa, unione di europei. Preghiera, appello alla coscienza e impegno nei giorni della festa della Madonna sull’Isola. 

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Cattedrale-di-AgrigentoI giorni della festa della Madonna di Porto Salvo, patrona di Lampedusa, vedranno sull’isola la contemporanea presenza di delegazioni della Chiesa cattolica in Francia ed Italia, che con l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, assistono anche quanti già cittadini europei si muovono da una nazione all’altra.

Saranno così presenti mons. Jean Paul Jaeger, vescovo della diocesi di Arras (nel territorio della sua diocesi si trova Calais); padre Carlos Caetano, Direttore della pastorale migratoria; don Ferruccio Sant, coordinatore delle Missioni Cattoliche Italiane in Francia.

A rappresentare le diocesi di Italia saranno il vescovo mons. Guerino Di Tora, presidente della Fondazione Migrantes della Cei e il direttore della stesso organismo pastorale mons. Giancarlo Perego. Ad accogliere questi amici il vescovo di Agrigento, Card. Francesco Montenegro, coadiuvato dai preti che attualmente sono presenti sull’isola: don Gianluca Arcuri e don Mimmo Zambito.

Con le due porte sante del giubileo della misericordia, porta del Santuario e Porta d’Europa, porte aperte notte e giorno e mai chiuse, l’isola stessa è segno di apertura e promozione, come le braccia spalancate del Cristo del Mediterraneo, dono che papa Francesco, ricevutolo in dono a Cuba, ha voluto porre nella chiesa parrocchiale.

Tanti gli incontri e le visite previste. Il primo cittadino dell’Isola, il sindaco dott.sa Giusy Nicolini, prospetta un proficuo scambio di opinioni con la delegazione d’oltralpe.  Con i lampedusani nei giorni 22 e 23 settembre, fedeli fra i fedeli e come ministri del culto, le rappresentanze ecclesiali si rivolgeranno in preghiera alla Madonna di Porto Salvo, affidando migranti e marittimi, personale delle marinerie militari e del soccorso in mare, operatori dei porti e pescatori. I giorni intensi e brevi della presenza delle due delegazioni, prenderanno il via dalla visita al centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola. Successivamente a tappe brevi ma dense, previsti tra gli altri significativi incontri anche contatti con il Comandante dell’Ufficio circondariale Marittimo di Lampedusa Tenente di Vascello della Guardia Costiera Paolo Monaco; con esponenti del Forum Lampedusa Solidale; con gli operatori del Progetto Mediterranean Hope della Federazione Chiese Evangeliche in Italia; con i volontari degli uffici diocesani di Caritas e di Migrantes e le Suore di don Morinello che, come insieme altri, operano tutti a  sostegno dei diritti di cittadinanza dei lampedusani, residenti e in transito. Prevista anche una visita al Molo Favaloro, porta di accesso alla libertà e cittadinanza europea, e una sosta al cimitero per una commemorazione dei migranti li sepolti.

Il parroco don Mimmo Zambito così ha presentato la due giorni di presenza delle delegazioni sull’isola: “Calais e Lampedusa, nel passato sono stati collocati al confine di mondi in contrasto, terre di occupazione, di guerre e di morte.  Il legame ideale che in questi giorni li raccorderà, è l’ennesimo appello, speriamo non fra gli ultimi, alla riconsiderazione della comune cittadinanza europea e al rischio che la tragedia delle morti in mare e del respingimento di quanti fuggono dalla violenza e dalla fame, non sia il naufragio dell’Europa dei popoli e dei loro diritti, diritti da promuovere mai separandoli dai diritti della individua persona. Erigere muri, non fermerà donne e bambini, genti e popoli alla ricerca della felicità nel compimento del progetto di vita. Come Europei abbiamo inventato e proposto un modello con infiniti riferimenti: la osmosi di cittadini da una nazione ad un’altra che abroga la omogeneità etnica e culturale nazionale; la promozione dei diritti

della persona; la solidarietà e l’apertura alla integrazione – anche economica – di quanti popoli e nazioni d’Europa non riescono a tenere il passo con i paesi più forti. Propugnare un modello di uniformità culturale, di esclusiva preoccupazione economica e di relativizzazione o, addirittura, di abrogazione dei diritti dell’uomo, dichiarano la fascinazione perversa che modelli quali Daesh – Isis in oriente e in Africa, e altri soggetti in occidente e nel mondo, esercitano purtroppo anche sugli europei. Come credenti di Lampedusa e di Calais, alla stessa Madre di Cristo che veneriamo da un confine all’altro, chiederemo a Dio e alla nostra coscienza di cittadini dell’Unione, di abitare queste terre d’Europa condividendo questi beni con quanti, affascinati da essi e in fuga da morte certa, ci chiedono di praticare quanto abbiamo avuto la presunzione di insegnare”.

Perché dai confini dell’Europa non si prospetti la fine dell’Unione, il popolo fedele del Dio di Gesù Cristo che vive in Francia e Italia con i suoi vescovi e preti, prega e si impegna a condividere vita, dignità e diritti, e sia respinta la fine dell’Unione e non i migranti siano respinti verso morte certa.

Infatti, “Calais e Lampedusa – spiega mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes – ricordano che ogni respingimento, come ogni rinuncia di responsabilità difronte ai richiedenti asilo sono una ferita nella democrazia europea e contraddicono la necessità di gesti di legalità e di sicurezza, quali sono l’accoglienza, l’attuale, i rimpatri assistiti”.

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