Nel primo di giovedì 20 giugno scorso, il dispositivo interforze dell’Agenzia Europea Frontex, della Guardia di Finanza, delle Capitanerie di Porto e della missione EUNAVFORMED, impiegando mezzi aerei, anche a pilotaggio remoto e navali è stato protagonista di una complessa operazione nel settore del contrasto all’immigrazione clandestina.
Alle ore 13.20 un aereo operante nel progetto MAS dell’Agenzia Frontex, attraverso il National Coordination Centre del Ministero dell’Interno, ha documentato, a circa 60 miglia a sud dell’isola di Lampedusa, il trasbordo di un considerevole numero di migranti da un motopesca su di una imbarcazione più piccola, alla quale era affiancato. Dopo il trasbordo, le due imbarcazioni si allontanavano con rotte opposte, dirigendo, la prima verso le coste libiche e la seconda carica di migranti verso le coste italiane.
Trovandosi di fronte ad un evidente caso di favoreggiamento da parte di una “nave madre”, secondo un modus operandi particolarmente insidioso utilizzato dalle organizzazioni criminali che sfruttano l’immigrazione clandestina, il Reparto Operativo Aeronavale di Palermo si incaricava di coordinare le articolate attività finalizzate alla continua osservazione aerea delle due imbarcazioni, alla loro acquisizione con i mezzi navali ed alla costante interlocuzione con la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento, nonché con gli Enti centrali competenti in materia di immigrazione.
Considerata la necessità di operare ad un’elevata distanza dalla costa, veniva impiegato il Pattugliatore Veloce PV 4 Avallone della Guardia di Finanza per il monitoraggio del motopeschereccio in allontanamento verso la Libia e la vedetta V.808 della Guardia di Finanza e la motovedetta CP312 della Capitaneria di Porto, con l’incarico di sorvegliare le mosse del natante carico di migranti.
Nella notte, il barchino guadagnava le acque territoriali italiane e per questo, ritenendo conclamato l’episodio migratorio, si concretizzava l’ipotesi del Diritto di Inseguimento previsto dalla Convenzione di Montego Bay sul Diritto del Mare per poter affermare la giurisdizione nazionale in alto mare, quindi il team d’abbordaggio del PV 4 Avallone saliva a bordo del motopesca blu di 15 metri, con bandiera libica, recante sulla murata scritte in lingua araba, riscontrando la presenza di 7 persone di equipaggio, sei di sedicente nazionalità egiziana ed un tunisino e ne assumeva il controllo.
Contemporaneamente, le vedette procedevano a fermare i migranti, risultati essere 81, di cui 75 uomini, 3 donne e 3 minori, di presunta nazionalità libica, tunisina, algerina, marocchina e bengalese, distanti solo 4 miglia dal Porto di Lampedusa.
Con il conforme avviso della menzionata Procura della Repubblica, veniva anche informata la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo e si intraprendeva la navigazione per condurre il motopeschereccio in territorio nazionale ed assicurare alla giustizia i membri dell’equipaggio, responsabili del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Giunti in porto, i migranti a bordo del natante minore sono stati trasferiti all’ hot spot di Lampedusa ed affidati al dispositivo interforze presente in banchina, per le successive attività di prima accoglienza, di identificazione e di Polizia Giudiziaria.