Giornalista di assalto, ma anche ottimo attaccante alla fine degli anni 70. Franco Castaldo, da tutti conosciuto come Ciccio, ad Aragona ha lasciato tanti bei ricordi. A quei tempi l’U.S. Aragona disputava il campionato di Seconda Categoria, ( chi scrive aveva una decina di anni, ma già frequentava il campo e ricorda qualche bel goal di Franco ) ma a volerlo paragonare ad oggi, il calcio dilettantistico dell’epoca era ben altra cosa, anche perché aveva la grande virtù di trascinare sui polverosi terreni di gioco con una semplice recinzione, e senza tribuna coperte e distinti, folle incredibili, che ai tempi credevano fermamente al grande campanilismo tra i paesi vicini. Adesso la musica è diversa, il calcio dilettantistico ha cambiato pelle, i giocatori, niente a che vedere con i rocciosi calciatori dell’epoca, chiedono soldi e garanzie. Adesso si contano sulle punta delle dita coloro che veramente tengono alla maglia, molti altri per un pugno di euro in più si vendono anche la dignità, allora non era così, la parola era meglio che un atto. Lasciamo il passato e parliamo del presente. Ad Aragona è arrivato Giulio Castaldo, figlio di Ciccio, un ventenne aitante, ma con la testa sulle spalle. Un giovane calciatore, che per serietà e impegno è da paragonare al papà, anche se, per dirla tutta, al buon Franco piaceva si giocare al calcio, ma la sua grande passione era il giornalismo. Giulio è una ragazzo semplice di poche parole, che non si da arie, ma che fa parlare il campo. Siamo certi che da buon centrocampista, ma anche in qualche altro ruolo disputerà un grande campionato con quella maglia biancazzurra tanto amata da papà Ciccio, che è giusto ricordare era un allievo del maestro e simbolo del calcio aragonese Calò Castellana, che non ha perso l’occasione, appena presentatogli Giulio di posare con lui per una foto ricordo. << Appena sarà presente il grande Ciccio ne faremo una tutta assieme – dice Calò Castellana – di Franco ho dei ricordi bellissimi, l’Aragona non ha perso mai il suo fascino anche se i tempi passati erano molto più belli. Al campo i ragazzi scendevano con più voglia, adesso noto che sono distratti da altre cose, ma questo non deve impedirci di portare al campo tanti di questi giovani, che debbono capire che il calcio ha un valore sociale immenso. A Giulio non posso che augurare di essere come suo papà, all’altezza della situazione, di questo ne sono sicuro perché ho conosciuto una ragazzo meraviglioso e con una grande voglia di fare bene e questo deve essere un esempio per i giovani che si avvicinano al calcio >>.
di Tonino Butera