Favara: Il TAR condanna il Ministero dell’Interno al risarcimento dei danni scaturenti da informativa antimafia illegittima
Il Sig. N.G. di 27 anni , di Favara, titolare dell’Azienda Agricola “S.” , aveva chiesto all’Assessorato regionale delle risorse agricole e alimentari l’accesso ai benefici SIAN a valere sul bando relativo alla Misura 112 “Primo insediamento giovani in Agricoltura-Pacchetto giovani”; con apposito decreto dirigenziale veniva approvata la graduatoria definitiva della Misura 112 e la domanda presentata dal giovane favarese veniva dichiarata ammissibile. Con successivo decreto dirigenziale l’Amministrazione regionale disponeva la concessione in favore dell’azienda agricola favarese del contributo pari ad oltre trecentotrentamila euro per l’esecuzione degli investimenti aziendali. Ma con successiva nota l’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura di Agrigento comunicava l’avvio del procedimento di revoca del decreto concessorio, motivato con riferimento alla nota riservata della Prefettura di Agrigento , avente ad oggetto un’informativa antimafia incompatibile con il richiesto finanziamento; sulla scorta di tale nota prefettizia l’Assessorato regionale Risorse agricole e Alimentari disponeva la revoca del finanziamento concesso. Il giovane favarese a questo punto, assistito dall’Avvocato Girolamo Rubino, proponeva un ricorso straordinario al Capo dello Stato, per l’annullamento sia dell’informativa antimafia prefettizia, sia del provvedimento di revoca del finanziamento concesso. L’Avvocato Rubino ha censurato l’informativa impugnata sotto il profilo dell’eccesso di potere, giacchè era fondata esclusivamente su alcuni presunti legami parentali tra il ricorrente ed alcuni soggetti controindicati, rapporti che, in realtà, si rivelavano del tutto insussistenti; ed ancora il provvedimento prefettizio non conteneva alcuna motivazione circa le ragioni per le quali si riteneva che i presunti rapporti di parentela fossero sintomatici di un condizionamento dell’attività d’impresa esercitata dal ricorrente. Con decreto del Presidente della Repubblica, corredato dal parere del Consiglio di Stato, di carattere vincolante, il ricorso straordinario veniva accolto, ed i provvedimenti impugnati venivano annullati. In conseguenza di ciò l’Assessorato regionale Risorse Agricole e alimentari emanava un nuovo decreto dirigenziale, con cui veniva disposto l’annullamento del provvedimento di revoca del finanziamento, e veniva assegnato al ricorrente un nuovo termine di realizzazione delle attività. A questo punto il giovane favarese, assistito dagli avvocati Girolamo Rubino e Leonardo Cucchiara, ha proposto un ricorso davanti al TAR Sicilia, per chiedere il risarcimento dei danni subiti, a fronte dell’inattività scaturente dall’informativa antimafia annullata. In particolare gli avvocati Rubino e Cucchiara hanno sottolineato la colpa grave dell’Amministrazione resistente nell’emanazione dei provvedimenti impugnati, laddove venivano valorizzati rapporti parentali in realtà insussistenti (“un prozio del ricorrente aveva sposato una signora sorella di soggetti legati a Cosa Nostra”) , ed hanno correttamente individuato la sussistenza di un nesso causale tra il provvedimento illegittimo ed il danno sofferto. Il TAR Sicilia,Palermo,Sezione prima, Presidente il Dr. Calogero Ferlisi, Relatore il Consigliere Sebastiano Zafarana, condividendo le tesi degli avvocati Rubino e Cucchiara, ha accolto il ricorso, ed ha condannato le amministrazioni resistenti al risarcimento del danno riferito al mancato guadagno afferente a due annate agrarie, liquidato in via equitativa, ed ha condannato le amministrazioni resistenti al pagamento delle spese giudiziali in favore del ricorrente. Pertanto, per effetto della sentenza resa dal Tar, il giovane favarese percepirà il mancato guadagno afferente alle annualità perdute, mentre il Ministero dell’Interno pagherà le spese giudiziali.