La tappa piu’ bella e piu’ dura del Giro d’Italia se l’aggiudica il corridore piu’ forte, Nairo Quintana, che con il successo di oggi mette le mani sulla corsa a cinque giorni dal traguardo finale. E fin qui nulla di strano, per un Giro trascorso aspettando Quintana. Succede pero’ che nel tappone da leggenda, da Ponte di Legno a Val Martello, quello con il Passo Gavia e lo Stelvio assieme, cancellato l’anno scorso per il maltempo e in dubbio fino all’ultimo anche oggi, il grande favorito del Giro prenda la maglia rosa nel modo piu’ beffardo possibile con mezza carovana che alla fine lo vorrebbe lapidare. Si corre in condizioni meteo al limite che danno alla tappa un che di epico: pioggia e neve sul Gavia limitano la visibilita’ dei corridori. Non va meglio sullo Stelvio, dove la neve fa da cornice al passaggio dei ciclisti e in alcuni tratti si puo’ pattinare sul ghiaccio. Dario Cataldo affronta da solo la tormenta e va in fuga, prima con altri compagni, poi da solo. E’ lui a passare per primo sullo Stelvio, la cima Coppi. Ed e’ qui che accade il pasticciaccio che forse decide le sorti del Giro. Poco prima che cominci la discesa dello Stelvio, ritenuta rischiosa in alcuni tornanti, da Radio Corsa parte una comunicazione che avvisa della presenza di alcune ‘safety moto’ che agevoleranno la discesa dei corridori segnalando eventuali pericoli e per evitare attacchi in discesa. La comunicazione (abbastanza inedita per il Giro) viene interpretata da diverse ammiraglie nel senso di una neutralizzazione della corsa con divieto di sorpassare le ‘safety moto’. E cosi’, una volta arrivati in cima allo Stelvio c’e’ chi ne approfitta per rifocillarsi. Non Quintana ed altri cinque, che vanno a tutta in discesa guadagnando un bel vantaggio sugli altri che si sono fermati. Quando questi se ne accorgono e’ troppo tardi: Quintana ha preso 1’40” sulla maglia rosa e gli altri big di classifica. ”La comunicazione e’ stata interpretata male da alcune squadre. L’indicazione – spiega il direttore della corsa Mauro Vegni a fine gara – si limitava a segnalare il pericolo di alcune curve in un tratto di discesa rischioso. Non si e’ mai detto che si neutralizzava o che non si doveva fare la corsa”. La Omega di Uran e la Astana di Aru protestano, ma la frittata ormai e’ fatta. Il colombiano, gia’ forte del vantaggio accumulato in discesa, affronta da par suo la specialita’ della casa, la salita che conduce a Val Martello, e lì incrementa il divario andando a vincere da solo dopo aver staccato ai 5 km i suoi compagni di viaggio, il francese Rolland e il canadese Hejsedal. I big arrivano staccati di oltre 3’30”. Pozzovivo e Aru assieme (5/o e 6/o) staccando nell’ultimo tratto la vecchia maglia rosa, Rigoberto Uran, nono a 4′ e 11”. Ora il nuovo padrone del Giro ha 1’41” proprio su Uran e 3’21” su Cadel Evans. Fabio Aru, primo degli italiani, e’ sesto a 3′ 34”. ”Non capisco le polemiche – replica la neo maglia rosa – non ho ricevuto nessun ordine dall’organizzazione, ne’ dal direttore sportivo. In discesa sono rimasto a ruota del mio compagno e siamo andati ad alta velocità. Ma io non ho attaccato sulla discesa”. Come a dire che sono gli altri che si sono fermati e non sa il perche’. E a scanso di equivoci sulla legittimita’ del suo primato aggiunge: ”E quello che ho guadagnato l’ho fatto soprattutto in salita, non in discesa”. Ora il grande favorito del Giro e’ lui che in verita’ lo era anche prima. Che avrebbe vinto lui lo davano per certo anche i bookmakers alla vigilia. Ma non cosi’. Non in questo modo, in un mare di polemiche.