Furono lunghi minuti di terrore per le vittime, malmenate e sopraffatte. “…Ti rompo il collo…” dissero i criminali alla povera signora Maria mentre la picchiavano e la rinchiudevano insieme ai fratelli in uno sgabuzzino.
In casa i malfattori si impossessarono di 50.000 euro in contanti, di alcune monete antiche di pregio numismatico e rilevante valore economico e di numerosi monili preziosi, praticamente i risparmi di una vita.
All’alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Agrigento e del Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di Canicattì hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta della Procura della Repubblica di Agrigento dal GIP presso il Tribunale, traendo in arresto 4 pregiudicati di Palma di Montechiaro – A.M. cl.’71, A.M. cl.’73, E.M. cl.’82 e C.M. cl.’82 – responsabili del grave delitto.
Già la mattina del 18 maggio i Carabinieri, accorsi presso l’abitazione delle vittime, avevano raccolto durante il sopralluogo le prime tracce lasciate dai malfattori, ricostruendo come vi fosse un complice – il 4° uomo – ad aspettarli in auto lungo la strada.
Le indagini registravano però una rapida svolta quando i Carabinieri della Stazione di Racalmuto, profondi conoscitori del territorio, ricevevano proprio dalla comunità l’informazione circostanziata di un’auto (qualcuno aveva anche annotato il numero di targa) con 4 forestieri a bordo che, nei giorni precedenti, si aggirava in quelle campagne.
I militari del Nucleo Investigativo di Agrigento e del NOR di Canicattì accertavano rapidamente come a bordo dell’auto segnalata fossero solite viaggiare 2 coppie di fratelli (imparentate tra loro), composte da pericolosi pregiudicati palmesi con precedenti penali per delitti contro la persona ed il patrimonio. I militari annotavano anche che uno di loro, sul social network Facebook, mostra la propria foto profilo con la scritta IL BOSS.
Le febbrili indagini, svolte con l’ausilio di attività tecniche, documentavano gli elementi gravemente indizianti della responsabilità dei 4 sospettati nel delitto: le tracce dei loro telefoni cellulari, le immagini riprese dalle telecamere poste lungo il percorso compiuto in andata e ritorno da Palma di Montechiaro a Racalmuto nelle prime ore del 18 maggio, primo giorno post lockdown (realisticamente con la fretta di compiere quel colpo deciso da tempo ma rimandato a causa delle restrizioni imposte dall’Autorità per contrastare il diffondersi della pandemia di covid-19) e le conversazioni nel corso delle quali gli indagati si vantavano di possedere ingenti somme di denaro contante da spendere, componevano il solido quadro probatorio che, riferito alla Procura della Repubblica di Agrigento, convinceva il Giudice per le Indagini Preliminari ad emettere il provvedimento restrittivo, valutando che per infrenare questi indagati, considerate le condotte accertate e la loro tracotante pericolosità, non può esservi altra misura cautelare che la detenzione in carcere.
I militari, nel corso delle perquisizioni domiciliari effettuate stamattina durante gli arresti, hanno ritrovato parte della refurtiva.
Ma le indagini a carico di questo gruppo criminale non sono concluse: 15 giorni fa i Carabinieri della Stazione di Comitini, durante i diuturni servizi di controllo del territorio, avevano fermato proprio questi 4 indagati mentre, a bordo della solita auto, si aggiravano in quelle contrade. Il coordinamento con la Compagnia di Canicattì consentiva di richiedere alla Questura di Agrigento l’emissione a loro carico del foglio di via obbligatorio, nella considerazione però che quei 4, probabilmente, stavano studiando un altro colpo in trasferta, sventato sul nascere questa mattina dai Carabinieri.