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LA GIOSTRA DEGLI ORRORI – Riflessione di Don Angelo Chillura

Quando succedono fatti delittuosi, avverto un fenomeno molto strano, ma che purtroppo si riscontra frequentemente nelle dinamiche sociali, ed è quello del ribaltamento dei ruoli, e cioè che la vittima venga considerata carnefice. Scatta un meccanismo di tutela del carnefice, e di colpevolizzazione della persona danneggiata che ha subito un’ingiustizia, una violenza, una diffamazione, perché viene additata come responsabile di quello che è successo.

E così, chi subisce un danno deve anche sopportare questa strana e assurda convinzione diffusa:  “se l’è cercata”, “cosa ci faceva in quel posto …” e affermazioni  del genere.

È quello che in qualche modo si riscontra anche nella vicenda della violenza sessuale avvenuta ad Aragona.

Una ragazzina di appena 11 anni viene trascinata in un vicolo e violentata il 13 maggio del 2015, giorno in cui, invece, la Chiesa ricorda tre fanciulli Giacinta, Lucia e Francesco destinatari delle apparizioni della Madonna a Fatima. Gli imputati, per i quali c’è un processo in corso, sono quattro giostrai.

Quale consenso può esprimere una bambina?

Nessuna giustificazione ci può essere quando si tratta di violenza e di violenza ad una bambina inerme, indifesa. Hanno rubato il futuro di questa ragazza. Hanno provocato una ferita profonda nel suo animo, che difficilmente si risanerà. Anche se, con l’aiuto di esperti, riuscirà a superare il trauma, e a convivere con questo doloroso episodio, niente potrà essere cancellato nella memoria di questa persona.

La violenza, come a cerchi concentrici, oltre a danneggiare la vittima, ha ripercussioni sulla famiglia, togliendo la serenità e creando per un lungo periodo situazioni di ansia, sofferenze, amarezze.

La comunità cristiana di Aragona oltre ad esprimere attenzione e vicinanza alla ragazza e alla famiglia, si unisce al coro di coloro che invocano giustizia.

Il Sindaco di Aragona e l’Assessore alle Pari Opportunità, rappresentanti della comunità cittadina, hanno manifestato pubblicamente il loro sostegno alla famiglia e la condanna di questa violenza, invocando giustizia per le vittime.

Nessuno potrà riparare il danno, nemmeno la sentenza di un tribunale, e nessuno potrà ricostruire l’integrità spirituale e psichica violata.

Come comunità cristiana affidiamo coloro che hanno commesso la violenza al Signore affinché tocchi il loro cuore per iniziare un cammino di conversione.

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