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La Settimana Santa Aragonese – “Vere Filius” ed “Ah Si Versate Lacrime”

I canti “Vere Filius” ed  “Ah Si Versate Lacrime” e le musiche hanno sempre assunto una particolare importanza nelle manifestazioni sacre della Settimana Santa aragonese per le forti emozioni e il sentimento partecipativo che riescono a suscitare nei fedeli. Le parole e i suoni, assieme ai riti, ai gesti e ai simboli hanno avuto anche una funzione rappresentativa e descrittiva dell’evento rievocato, cadenzando i momenti emotivi che accompagnano tutto lo snodarsi degli avvenimenti. Molti canti sono scomparsi così come le rappresentazioni sacre a cui si accompagnavano come è il caso dei canti legati alla “cerca” della Madonna e ai sabati delle maestranze ove il dialogo tra Maria, Giovanni e il fabbro e le lodi a Gesù e Maria servivano anche a rappresentare con le parole quello che veniva fatto coi gesti e con il muto simulacro. La Domenica delle Palme, al termine della cerimonia rappresentativa dell’entrata di Gesù a Gerusalemme nella Chiesa Matrice, veniva cantata la Passio prima delle riforme liturgiche operate da Pio XII nel 1955 e dal Concilio Vaticano nel 1965 che spostò tutte le manifestazioni sacre che si svolgevano nella mattinata del Giovedì Santo al pomeriggio e quelle del Sabato mattina alla sera e, inoltre, abolì i canti in latino introducendo del tutto l’uso dell’italiano incoraggiando anche quei canti che favorissero la partecipazione popolare. Il testo del Passio cantata ad Aragona era dato dalla versione in latino dei passi del Vangelo secondo Matteo, dall’entrata di Gesù a Gerusalemme alla sua crocifissione; era eseguita a più voci in una melodia gregoriana popolareggiante. Essendo in latino venne quindi abolita, ma gli appassionati cantori del tempo, ora quasi tutti deceduti, continuarono per qualche anno a cantarla nella vecchia Chiesa di San Francesco o dei Cappuccini, ormai ridotta in un cumulo di macerie. Di quei cantori che provavano le melodie perore ed ore, tra cui Totò Brusca e Salvatore Palermo non rimane che qualche lontano ricordo. Le lamentanze cantate nelle processioni dei Sabati delle maestranze e il canto che accompagnava la “cerca” della Madonna nella giornata del Sabato. erano in dialetto, ma sono scomparsi lo stesso assieme alle manifestazioni sacre a cui si legavano. Da tré anni a questa parte la parrocchia del SS. Rosario sotto la guida del suo parroco ha ripreso alcuni canti che anticamente accompagnavano i momenti della Settimana Santa aragonese, ma che con gli anni erano scomparsi. Don Ignazio Zambito li ha raccolti dalla viva voce dei più anziani e stacercando di recuperarli, coadiuvato dai molti giovani dell’Associazione cattolica. Il primo di questi canti è “O di Davidde” che veniva cantato durante la processione della Domenica delle Palme. È un breve componimento, acclamatore dell’entrata di Gesù a Gerusalemme, che descrive lo stato d’animo dei fedeli per quel rituale e il significato della processione accompagnata da palme e ulivi. Il Vere fìlius e Ah sì versate lacrime, sono due canti funebri caratteristici della Settimana Santa aragonese che accompagnano e scandiscono i momenti della processione del Venerdì sera che per molti aspetti somiglia ai cortei funebri che un tempo si facevano ad Aragona per accompagnare i morti alla sepoltura. I parenti più intimi seguivano il lento muoversi della bara con pianti e urli, invocando il nome del congiunto scomparso e ricordando le sue qualità. Allo stesso modo i fedeli seguono l’urna con dentro Cristo, fermandosi continuamente per intonare i due canti in toni che somigliano alle grida di dolore e di disperazione. Le due melodie pur nella loro originalità e diversità si inseriscono nei molti canti presenti nei riti della Settimana Santa dei  paesi dell’agrigentino e del nisseno chiamati “lamintanze”. “Sono, scrive Antonio Buttitta, canti polifonici, dalla struttura melodica modale, simile a quella del canto liturgico bizantino, che giocano i loro effetti sul prolungamento di certe note, in particolare le finali. Vengono eseguiti da gruppetti di cantori, in cui in genere uno dei componenti, spesso alternandosi con altri, fa da capo. Molto semplici sono le parole del primo canto che vengono ripetute diverse volte come se fosse un lamento:

 

Vere Filius

Filius Dei erat iste

 

I gruppetti di cantori che spontaneamente si formano lungo la processione sono diversi e seguendo le note della banda musicale, a gara intonano i due versi cercando di superarsi a vicenda. I cori che si vanno formando sono sempre guidati da un capogruppo che con la sua voce supera e dirige gli altri. La partecipazione dei fedeli, che in un lunghissimo corteo si muovono lentamente, è totale e i canti si elevano con tale intensità e altezza quasi a voler “Ah sì versate lacrime” esprime tutto il dolore per la morte patita da Gesù e per le sue atroci sofferenze, ma somiglia molto, al “Vere fìlius” per la sua Melodia:

 

 Ah Si Versate Lacrime,

angeli mesti in cielo,

vesti in lutto velo,

l’amato ben morì.

 

Morì per man dei barbari,

morì trafitto in croce.

Subì la pena atroce,

il Redentor spirò.

 

Le fermate lungo la Strada dei Santi sono prestabilite e avvengono come se si seguisse un copione diretto da un regista; sono effettuate sempre allo stesso punto con millimetrica precisione. I due canti sono stati introdotti delle celebrazioni del Venerdì Santo e del Giovedì, nella seconda metà dell’Ottocento e sono divenuti subito patrimonio popolare. La loro semplicità e la forte carica emotiva che riescono a sollecitare, coinvolgendo tutti quanti, contribuirono a renderli popolari. Inoltre, esprimono perfettamente lo stato d’animo popolare e il significato della celebrazione. La loro composizione si deve alla ispirazione di Eugenio Di Stefano originario di Raffadali, ma aragonese di adozione. Nacque nel 1825 nella cittadina di origine araba ma dopo aver conseguito la laurea in medicina, sposò Cristina Giacco e si trasferì ad Aragona in via Bellini dove esercitò la sua professione fino alla morte avvenuta il 9 Gennaio 1882. Fin da piccolo aveva mostrato una tendenza per la musica e un particolare estro Giovanissimo compose il “Vere fìlius” e “Ah! Si! versate lacrime” cogliendo e trasmettendo in queste due “cantate” tutto lo stato d’animo popolare. La sua fu una felice ispirazione che ebbe subito tanta fortuna e quei due canti che erano stati composti per celebrare la ricorrenza pasquale divennero ben presto popolari. Tutti quanti gli abitanti di Aragona li conoscono e li cantano durante la processione del Venerdì Santo, ma nella maggior parte dei casi sconoscono il nome dell’autore. Inoltre, dopo pochi anni dalla loro comparsa sostituirono definitivamente le “lamentanze” che prima venivano cantate lungo la processione, i cui versi sono andati quasi tutti perduti. Essi sono stati introdotti anche nella rappresentazione sacra del Mortorio e ripresi fuori di Aragona.

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