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Lettera aperta al Sindaco di Agrigento Lillo Firetto.

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Riceviamo e pubblichiamo:

“Egregio Dott. Lillo Firetto, Sindaco della Città di Agrigento,

mi scusi se Le indirizzo questa lettera aperta ma non ho potuto farne a meno. Il mio nome è Turi Lo Sardo, sono un ragazzo agrigentino e studio Scienze Ambientali e Naturali all’Università degli Studi di Siena.

L’anno scorso ho denunciato lo stato di abbandono di Cannatello e Fiumenaro e potrei farlo anche adesso perché la situazione è solo, ahimè, peggiorata.

Tuttavia, oggi, non voglio parlarLe di queste due borgate agrigentine né dei grandi disagi che tutta la Città vive, disagi che la portano a essere l’ultima in classifica o se non l’ultima, poco le manca.

Mi permetto di disturbarLa per chiedere delle informazioni sulla selvaggia “capitozzatura” di molti alberi e penso che questa risposta la attendano molti concittadini.

Non voglio che Lei pensi che io sia un noioso e fastidioso difensore di piante o uno studente di Scienze Ambientali contrario perfino allo “sfioramento delle foglie”! Tutt’altro!

Ma il problema è proprio questo: il taglio a capitozzo non è una tecnica di potatura ragionevole ma, mi scuso per il gioco di parole, un criterio scriteriato!

Io personalmente non so tutte le motivazioni che hanno spinto a misure così drastiche. Per alcuni alberi non sono specificate le ragioni mentre per altri si parla di motivi di sicurezza e questo (volendo!) potrei capirlo benissimo perché la sicurezza viene prima di tutto. Soprattutto dopo aver visto in questi giorni quanti danni può provocare la caduta di immensi tronchi.

Tuttavia Le consiglio di informarsi sul perché poche righe sopra ho definito la capitozzatura un “criterio scriteriato”.

Potare il tronco e i rami principali di alcune piante (come i pini a cui faccio riferimento) significa danneggiarle irreversibilmente e addirittura renderle più pericolose di prima!

Danneggiarle irreversibilmente perché: 

– producono tantissimi rami laterali facendo perdere alla pianta la forma naturale e rendendola antiestetica ai massimi livelli;

– divengono molto fragili, delicate e non riescono più a difendersi da funghi e parassiti che li portano alla morte;

– vengono spinte a un “suicidio forzato”.

Perché a un “suicidio forzato”? Perché potrebbero non essere più in grado di produrre nuovi rami e nuove foglie e se mancano queste mancano gli organi fotosintetizzanti, dunque tutto l’albero “muore di fame”.

Se le piante si indeboliscono e vengono attaccate da funghi e parassiti, si creano dei vuoti all’interno del tronco che, a loro volta, fanno perdere stabilità, resistenza ed elasticità a tutta la struttura che diviene soggetta a crolli e cedimenti improvvisi quindi pericolosissimi per noi cittadini.

Dunque, se la potatura è spinta da nobili motivazioni come la sicurezza, sappia che a lungo andare non fa altro che peggiorare la situazione.

La “Legge del 14 gennaio 2013, n.10 – Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” prevede che le piante vengano protette, salvaguardate (e non danneggiate!) ed abbattute solo in presenza di valide ragioni. Se una motivazione è appunto la sicurezza dei cittadini, perché magari non qualche ramo ma tutta la pianta è pericolosa, è giusto che si agisca ma è meglio eseguire un taglio netto, definitivo, alla base e non “alla testa” perché il pericolo permane e anzi aumenta.

In ogni caso bisogna quindi rivolgersi a chi ha le competenze adeguate, a chi sa dove e quando agire con la valutazione di un agronomo che attesti la pericolosità di una parte o di tutta la pianta.

Inoltre la stessa legge prevede che i comuni con una popolazione superiore ai 15 mila abitanti (quindi anche la nostra cara Agrigento) piantino un albero per ogni nato.
Queste misure sono state disposte perché tutti noi, che ci piaccia o meno, dobbiamo capire che le piante sono una delle migliori “armi” contro l’inquinamento, il riscaldamento globale, le frane, il dissesto idrogeologico e quindi contro i fenomeni climatici estremi: temi molto attuali e per questo spero di non essere tacciato di essere il “Gretino”… Thunberg di Agrigento.

Tutte le Città si adoperano per aumentare la superficie di verde pubblico, non solo perché è bello e giusto ma anche per la salute psico-fisica dei propri cittadini. Non vanno quindi salvaguardati soltanto i vasi e le aiuole della via Atenea (nulla in contrario, anzi mi fa piacere perché arredano) ma anche le piante monumentali, storiche e culturali che abbelliscono viali e piazze.

Distinti saluti

16/05/2018

Turi Lo Sardo”

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