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Nota stampa dell’avvocato Vincenzo Mula: “AVANTI TUTTA CON IL PONTE SULLO STRETTO”

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Non abbiamo mai avuto dubbi che prima o poi si “riparlasse” di Ponte sullo stretto; ne sono prova le numerose lettere che abbiamo inviato a codesta spettabile Redazione.

Oggi però non è più tempo di “riparlare” del ponte, oggi è tempo di “costruirlo” e con il ponte una serie di infrastrutture materiali ed immateriali che sono indispensabili per il rilancio vero del meridione d’Italia.

Senza il meridione ed in particolare senza la Sicilia non si può pensare ad un Italia in ripresa: la crescita economica della nazione deve comprendere anche il Sud, anzi è proprio da qui che dovrà partire quel processo di trasformazione che, dopo i sacrifici sostenuti dagli italiani negli ultimi anni, dovrà riportare l’Italia ai vertici dell’Europa e del mondo intero.

Mentre al nord, grazie al tessuto industriale di cui è ricco, si assiste ad una lenta ripresa, il Sud non industrializzato, non infrastrutturato, a rischio desertificazione, non solo non cresce ma anzi va indietro: cresce infatti la disoccupazione giovanile, l’emigrazione ed il PIL è ai minimi storici.

Aspettiamo dunque il varo del tanto atteso piano per il Sud e siamo ben lieti delle dichiarazioni di Angelino Alfano: “è il governo giusto per fare il ponte sullo stretto” ed ancora “occorre un unica governance per le grandi opere al Sud”.

Sono concetti fondamentali quelli espressi da Alfano: non si può pensare all’alta velocità fino a Reggio Calabria e poi “tuffarsi” nello stretto per ricominciare a viaggiare a bassa velocità.

La Sicilia ha bisogno di un opera epocale che superi la precarietà delle sue infrastrutture e rilanci i traffici commerciali ed il turismo.

Non si possono buttare al vento centinaia di milioni di euro per pagare il risarcimento ad IMPREGILO che si era aggiudicato l’appalto prima che la tsunami Monti “strappasse” il contratto.

Come abbiamo scritto più volte il Ponte sullo Stretto non può essere l’unica infrastruttura del piano per il Sud, altrimenti si costruirebbe l’ennesima cattedrale nel deserto: occorre infatti un HUB portuale, una riqualificazione delle aree retro portuali, un aeroporto intercontinentale del Centro Sicilia e l’alta velocità ferroviaria secondo gli assi viari della trinacria.

Occorre poi che il Piano per il Sud aggreghi altre regioni come l’Abruzzo, il Molise, la Basilicata e la Puglia per far si che le piccole e medie imprese locali trovino nella infrastrutturazione e nella fiscalità di vantaggio la possibilità di affrontare il mercato globale.

Infine è indispensabile che la governance del progetto sia unica per tutto il Sud in modo che ogni infrastruttura messa a sistema sia utile all’altra e tutte quante siano utili al progetto unitario evitando interventi a macchia di leopardo dispersivi quanto inutili.

Sappiano i vari ambientalisti di maniera, i vari grillini “signor no”, i vari Leoluca Orlando che uno stato moderno non può rinunciare alle grandi opere se non vuole essere tagliato fuori dalle linee di comunicazione europee ed internazionali.

Una sola cosa vogliamo ricordare ad Angelino Alfano: il ponte come tutto il progetto per il Sud, che peraltro esiste già e si chiama ARGE, è della Sicilia e dei Siciliani, dell’Italia e degli Italiani, dell’Europa e degli Europei e non di qualche partito o di qualche lobby.

 

Salvatore Giunta

Aldo Amico

Anna Stella

Vincenzo Mula

Giancarlo Palmeri

I Circoli ARGE

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