In Italia esiste un mondo che sta aiutando la crescita del Paese, è quello degli operatori e mediatori dei progetti di accoglienza della rete SPRAR, un sistema pubblico basato sulla sinergia tra Comuni, Ministero degli Interni e associazioni.
La casa di produzione “ZaLab” ha voluto raccontare questo mondo, seguendo le vite, i pensieri, i sogni, le fatiche di chi ogni giorno lavora nella costruzione di un futuro complesso e necessario.
L’idea è stata proposta nel 2016 ad un bando del fondo FAMI gestito dal Ministero degli Interni.
Il bando è stato vinto e il film è stato fatto. Poi però non è mai uscito, perché il Ministero, proprietario dei diritti del film, l’ha chiuso in un cassetto.
Il 19 marzo scorso è stato presentato alla Camera dei Deputati e da allora il film si sta diffondendo in tutta Italia.
Il film, di Michele Aiello, Matteo Calore, Stefano Collizzolli, Andrea Segre, Sara Zavarise, è suddiviso in sei storie, racconta sei realtà diverse: dalla pedemontana piemontese a Lamezia Terme, passando anche per Palermo. Modelli diversi di concepire lo Sprar. Sono sei i personaggi che da un giorno all’altro hanno voluto lavorare o come operatori o come mediatori culturali nell’accoglienza migranti. Sono le vite di Federica, Lucia, Hassan, Mamadou, Rosanna e Fabio.
Le storie:
PORTO SAN GIORGIO (Fermo)
All’inizio del 2016, nel corso di una lunga crisi esistenziale, Federica accetta l’offerta di coordinare il progetto dedicato al disagio mentale di Porto San Giorgio. Vive la decisione come una scelta etica, come cambiamento di vita personale, in parte come forma di espiazione. Delusa dalla reazione dei vecchi colleghi, che non capiscono la sua scelta, annuncia il cambiamento di lavoro ad alcune sue amiche durante un aperitivo al mare. Il periodo è lo stesso dell’omicidio di Emmanuel: parlare di rifugiati non è proprio facile e le persone sono divise sull’argomento.
PALERMO
Lucia ha 27 anni; è rientrata a Palermo dopo un periodo di studio a Milano, desiderosa di dare il suo contributo al riscatto della città, ma un po’ scettica rispetto alle reali possibilità di farlo. Scopre che il progetto in cui ha investito due anni di vita, che ha contribuito a far crescere, ma soprattutto dentro al quale è cresciuta, ha ancora un mese davanti e che non vi è alcuna certezza delle possibilità di proseguire oltre il 31 dicembre. La sua incertezza ed il suo smarrimento sono soprattutto per i beneficiari e le beneficiarie del progetto, alcune delle quali vengono da complessi percorsi di tratta, e che Lucia non si sente di poter abbandonare da un giorno all’altro.
CHIESANUOVA (Torino)
Hassan, giovanissimo, lascia l’Iran per il Giappone. In Giappone conosce Monica, colombiana, che diventerà sua moglie. I due vivono fra Giappone, Iran e Colombia. Quando, in Iran, nasce la prima figlia, Najeli, Monica chiede di spostarsi: non vuole far crescere una femmina nel paese islamico. È difficile, tuttavia, trovare un paese che dia il visto sia ad una colombiana che ad un iraniano; e, dopo una serie di peripezie, la giovane famiglia si trova in Italia, senza permesso di soggiorno e senza possibilità di proseguire il viaggio. Vengono accolti a Chiesanuova, piccolo paese del Piemonte, e dopo Tokyo, Teheran e Medellin, l’impatto con un paese di 200 abitanti non è facile. Hassan racconta che voleva ripartire il giorno successivo… e che poi è rimasto otto anni, ed ora non ha nessuna intenzione di andarsene. Al contrario, ha appena ottenuto la cittadinanza italiana ed è operatore di un progetto SPRAR.
SCHIO (Vicenza)
Alice ha 25 anni, è omosessuale e convive da un anno con Giulia, la sua compagna. Si è affacciata al mondo dell’accoglienza da pochi mesi, cominciando a lavorare come operatrice per il progetto SPRAR di Sant’Orso. Le sfide che questa professione comporta la costringono ad un lavoro profondo sulle sue fragilità, le sue paure e i suoi ideali, portandola a vivere durante tutto il film un suo piccolo e personalissimo romanzo di formazione.
LAMEZIA TERME
Rosanna e Fabio lavorano come operatori legali del progetto SPRAR “Due Soli” di Lamezia Terme. Entrambi condividono e affrontano le sfide continue dell’accoglienza in Italia e lo fanno con lo stesso sguardo e la stessa attenzione verso “la persona”, mettendo al centro il rispetto per la dignità, le aspirazioni ed i progetti individuali di chi viene accolto. L’essere operatori legali per entrambi è molto più di un semplice lavoro che inizia e finisce in ufficio: l’obiettivo che muove entrambi è la tutela dei diritti umani e la consapevolezza di quanto un documento possa cambiare la vita di una persona.
CASERTA
Mamadou viene dalla Costa D’Avorio e lavora come operatore dell’accoglienza. La sua esperienza migratoria e la sensibilità verso le difficoltà burocratiche e quotidiane vissute dai beneficiari (di cui lui stesso ha avuto esperienza negli scorsi anni, prima di ottenere il permesso di soggiorno e questo lavoro), lo aiutano a comprendere e risolvere i problemi che di giorno in giorno lo SPRAR si trova ad affrontare. Ma, allo stesso tempo, Mamadou si confronta con la diversità, che emerge nel suo rapporto con Mariarita, operatrice legale dello stesso SPRAR e sua fidanzata.
La rassegna è organizzata insieme al Circolo culturale John Belushi, all’Associazione MediaMondo, con il patrocinio della Cooperativa Sociale Sanitaria Delfino, il sistema SPRAR e la collaborazione di ZaLab.