“La spettacolarizzazione della riapertura di infrastrutture chiuse da mesi o anni e consegnate alla cittadinanza con enormi ritardi sta assumendo rapidamente i contorni della tragedia, più che della farsa. Non è infatti più tollerabile che, senza che si forniscano risposte ai territori sul perché abbiano dovuto subire disagi, pericoli e danni economici più o meno diretti, si annuncino ‘inaugurazioni’ con tanto di autorità presenti e rinfresco d’occasione alle quali, annunciamo fin da subito, continueremo a non partecipare”.
A prendere duramente posizione è il presidente di Ance, Associazione nazionale costruttori edili di Agrigento, Carmelo Salamone, che più volte anche in passato ha denunciato la pesante situazione delle infrastrutture della nostra provincia, ma anche le scelte, spesso miopi, adottate dalla Politica.
“In un territorio normale, non così fortemente sottodimensionato da un punto di vista infrastrutturale, non così in ritardo, non così povero di prospettive seppur ricco di potenzialità – continua Salamone – si potrebbe, per amor di Patria, accettare quasi con benevolenza visite miracolistiche che riaprono d’incanto opere già completate. Ma non qui. Si chieda piuttosto scusa – aggiunge – giacché chi ha ruoli di governo ha la responsabilità di tutto, anche di ciò che ha ereditato, e, soprattutto, si forniscano risposte su eventuali inadempienze a tutti i livelli: perché un’opera è stata chiusa? Quanto tempo è stato necessario per affidare i lavori? Quanto sono durati? Sono stati rispettati i tempi? Se no, di chi sono le responsabilità?
Chi avrebbe dovuto vigilare?”
Se queste le tematiche di tipo generale, ci sono poi questioni connesse più recentemente ad esempio al Decreto Semplificazioni, fortemente contestato da Ance in più occasioni.
“E’ passato un messaggio certamente errato se non pericoloso: che l’unico obiettivo da portare avanti sia quello di aggiudicare i cantieri con rapidità, anche venendo meno agli obblighi di trasparenza e sana concorrenza – dice Salamone -. Abbiamo già detto in passato che questo sistema rischia di alimentare la corruzione e le illegalità, fornendo eccessivo potere agli enti locali nella scelta di chi dovrà svolgere i lavori.
Non solo: il rischio è che si aprano mille cantieri e poi se vedano davvero completati una sparuta minoranza. La nostra – conclude Salamone – non è una caccia ai colpevoli, e non è nemmeno un non voler riconoscere eventuali ‘meriti’ a chi, con funzioni di Governo, possa aver avuto un ruolo nell’affrontare determinate situazioni anche in prima persona. Il nostro appello è semplice: meno annunci, più strade sicure, più trasparenza negli appalti”.