La comandante della nave della Ong è sotto accusa per aver violato il divieto di entrare in porto e per aver speronato una motovedetta delle Fiamme Gialle durante l’attracco. La guardia di finanza, al momento dell’arresto in flagranza, le ha contestato il rifiuto di obbedienza a nave da guerra, la resistenza o violenza contro nave da guerra e la navigazione in zone vietate. Contestato anche il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tra gli altri reati ipotizzati, ma ancora non formalmente contestati, quelli legati al delitto di naufragio.
Durante la Conferenza Stampa presso il Tribunale di Agrigento, il Procuratore, Luigi Patronaggio, ha specificato “il divieto di dimora nella provincia di Agrigento con particolare riferimento ai porti di Lampedusa, Sciacca, Porto Empedocle e Licata. Abbiamo ritenuto in relazione a tutte le circostanze di questo caso e alla personalità dell’indagata che tale misura sia idonea a salvaguardare eventuali, ulteriori,esigenze cautelari”.
“E’ stata valutata negativamente, in maniera volontaria, la manovra effettuata con i motori laterali della Sea Watch che ha prodotto lo schiacciamento della motovedetta della guardia di finanza verso la banchina. Questo atto è stato ritenuto, da noi, fatto con coscienza e volontà”, ha aggiunto Patronaggio, entrando nel dettaglio delle valutazioni dell’accusa.
Intanto il procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, ha già convocato per il 9 luglio, per rendere interrogatorio in qualità di indagata per l’ipotesi di reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, la comandante Carola Rackete. Si tratta del primo fascicolo aperto nel quale viene contestata anche la “disobbedienza a nave da guerra”, che scaturisce dall’avere violato il divieto di ingresso in acque italiane trasportando i migranti. L’interrogatorio era in programma sabato mattina ma è stato rinviato per l’arresto della trentunenne tedesca, arresto che ha fatto scattare un secondo procedimento.