UMANITA’ E BUON SENSO IN TEMPI DI CORONAVIRUS
In queste giornate in cui quasi chiunque, troppo spesso a sproposito, ritiene di poter dare sfogo sui social alle proprie angosce, alle paure, alla rabbia, alla disperazione e talvolta, fortunatamente, anche alle speranze, ho finora ritenuto di non aggiungere la mia modesta voce a quella di tanti. Alcuni avvenimenti degli ultimi giorni mi fanno però pensare che si stia veramente smarrendo il senso di Umanità (con la maiuscola) e la ragionevolezza che devono contraddistinguere sempre una Comunità:
Ieri, una mamma allarmata mi ha telefonato raccontandomi che il figlio, studente a Pisa, dopo aver diligentemente ottemperato all’invito di non rientrare in Sicilia, rimasto solo e sofferente per una patologia importante – che nulla ha a che fare con la pandemia in corso – e per la cui cura è previsto un adeguato trattamento terapeutico a Ragusa, era stato bloccato all’aeroporto nonostante fosse munito dell’autocertificazione e della documentazione medica necessaria.
Questo episodio si aggiunge ai tanti che hanno visto involontari protagonisti molti studenti siciliani che si trovavano all’estero per i corsi Erasmus o in norditalia quando si sono trovati con università e convitti chiusi; ancor peggiore la sorte di tanti lavoratori oggi con fabbriche e foresterie serrate. Fra questi ultimi, in troppi, la maggior parte di essi non è già in grado di continuare a pagare l’affitto e di disporre del necessario per la sopravvivenza quotidiana. E io non vedo oggi, al di là dei proclami, uno Stato in grado di sopperire a tali esigenze.
Del pari, nonostante faccia perfino “colpo” la facile demagogia di qualcuno, devo dire che l’immagine di qualche giorno fa di una Villa San Giovanni trasformata in campo profughi per siciliani cui veniva impedito di traghettare mi ha profondamente addolorato.
Accetto critiche ma devo dire a voce alta che una norma che non preveda tra le ragioni che consentono lo spostamento l’esigenza del rientro nella propria residenza o domicilio è per me una barbarie, prima di essere assolutamente illegittima come in effetti è. Altra cosa è, naturalmente, il divieto sacrosanto di spostamento per i soggetti positivi, anche se asintomatici, e l’obbligo per tutti coloro che rientrano in Sicilia di registrarsi e di rispettare rigorosamente l’isolamento per il periodo di quarantena.
Ieri Vi sono state a Comiso le Esequie di una carissima e indimenticabile amica prematuramente scomparsa, non certo per coronavirus. Tutti sanno che i cortei funebri sono vietati, così come i funerali in Chiesa, ma che Carabinieri e Polizia (cui va comunque il plauso e il ringraziamento per quanto meritoriamente fanno anche in momenti così difficili!), allertati da un “solerte” vicino (?) di casa, evidentemente da sempre in guerra con il mondo e con se stesso, accorrano in forza per identificare i pochi parenti e amici che, muniti di mascherine e rispettando le misure di sicurezza, avevano sentito il bisogno di dare, avanti l’abitazione, l’ultimo saluto alla defunta, mi sembra veramente un fuor d’opera!
I social, dicevo, sono pieni di invettive e di maledizioni di ogni tipo, nei confronti di soggetti positivi additati come potenziali “untori” ai quali si arriva sinanco ad augurare la morte. Purtroppo ciò è accaduto anche nella nostra provincia di Ragusa nell’occasione del rientro da Pavia di una signora di Modica, peraltro ora deceduta, cui è stato dato una risonanza mediatica assolutamente biasimevole. Così come vergognosi e biasimevoli sono i processi sommari con grande clamore pubblico riservati al personale sanitario riscontrato inconsapevolmente positivo e additato con inaudita superficialità al pubblico ludibrio. Qui, per questo, il senso di vergogna mi sovrasta.
Di converso, sono moltissime le persone, anche di modeste condizioni economiche, che si stanno mettendo a disposizione per contribuire ai bisogni più impellenti delle famiglie più bisognose. Cosi come veramente splendido è l’esempio di medici e infermieri (anche già in pensione) e di volontari vari che hanno risposto presente all’appello per andare a operare nelle zone più colpite, mettendo a rischio la propria vita, da missionari veri della Medicina, e non certo per un ricco compenso. Dobbiamo soltanto esser veramente grati ai tantissimi operatori sanitari che continuano a esercitare in tutti i presidi ospedalieri e territoriali, senza risparmio di tempo e di energia, anche e ben consapevoli del rischio personale cui quotidianamente vanno incontro.
E in momenti come questi che l’Uomo riesce a dare il meglio e, purtroppo, anche il peggio di sé. Speriamo che il buon senso, la solidarietà e la vicinanza fra Tutti prevalgano.
In questa ottica consentitemi infine di ringraziare il governo Musumeci per avere stanziato 100.000.000,00 di euro in favore dei Comuni Siciliani per fare fronte alle necessità più impellenti dei cittadini più in difficoltà.