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Solidarietà all’avvocato Enzo Campo.

07:48 – Offriamo piena solidarietà all’avvocato Enzo Campo, che, nei giorni scorsi, è stato vittima di un attacco personale e politico francamente insensato e fuori le righe. Le considerazioni di Campo sono del tutto ragionevoli: non si può formare una coalizione che di fatto comprende tutte le forze politiche tranne il M5S e meno che mai hanno senso le primarie cui partecipano tutte le forze che si presenteranno alle elezioni istituzionali, ché in questo caso tanto varrebbe far decidere direttamente tutti i cittadini elettori. Agrigento non ha bisogno di ammucchiate partitiche, ma di un nuovo civismo democratico che porti a Palazzo de Giganti un Sindaco che proponga una radicale discontinuità, in uomini e progetti, rispetto alle amministrazioni precedenti e si impegni a valorizzare pienamente personalità e movimenti che in questi ultimi anni hanno espresso il senso del nuovo per la città e per la sua rigenerazione.

Il Pd agrigentino scrive che “al centro c’è una città che necessita di un contributo vero ed i partiti sono una componente essenziale”. Se essenziale è ciò che costituisce o contiene l’essenza di una cosa, allora i partiti sono stati essenziali anche nel disastro degli ultimi decenni di questa città, essenziali anche al degrado, alle brutture, all’insipienza, allo scoraggiamento generale. Siano questi partiti essenziali a dar conto, pubblicamente, del loro impegno, del loro lavoro e soprattutto dei loro risultati per Agrigento.

In questa direzione va anche una nota pervenuta da Nello Hamel e Giuseppe Licata, che, – rifiutando la partecipazione al tavolo della coalizione “Agrigento 2020” -, scrivono della crisi di credibilità delle forze politiche e dell’impossibilità di recuperare una legittimazione cercando soluzioni di tipo tradizionale inadeguate a dare una risposta credibile e un segnale di discontinuità rispetto agli errori del passato.

Quel che appare oggi ad Agrigento, con drammatica evidenza, è la frattura quasi insanabile tra l’amministrazione e la città reale, tra i bisogni e le soluzioni, e certamente la soluzione per una nuova prassi collettiva non è la cristallizzazione di una classe dirigente autoreferenziale ma dovrebbe invece realizzarsi con uno sforzo d’analisi spregiudicato e innovativo che individui per strategie virtuose un programma della città che dia ad Agrigento un’idea nuova e visionaria di se stessa, con maggiori ambizioni e minori interessi, con un passo indietro dai vecchi tatticismi elettorali, con il coraggio della valorizzazione di esperienze recenti e capacità aggregative, con l’ascolto di interlocutori significativi e referenti saggi, con l’idea di una squadra di governo non episodica ma affiatata e ben coordinata in una convergenza di prospettive comuni che sappiano far dialogare i bisogni e la cultura di tutti in uno sforzo di pacificazione e di reciprocità.

Spiace constatare come sia proprio il Pd, un partito che in Italia ha strumenti e tradizioni per darsi a una nuova rappresentanza generale del paese, a fare scelte che così poca cura hanno del nostro presente. Agrigento ha bisogno adesso di una nuova idea di sviluppo che allei le forze che rappresentano il lavoro con l’enorme deposito di cultura e di bellezza della nostra città, conquistando un’autorevolezza che possa collocare la nostra terra in una più ampia prospettiva mediterranea, non pensando i cittadini immersi in un eterno presente, né i partiti a mere combinazioni elettorali, ma producendo un nuovo rapporto con le spinte sociali che diano un senso chiaro all’impegno di tutti senza trasformarsi in un assemblaggio di cordate che non rappresentano più idee e piuttosto a prendere decisioni che riguardano un futuro comune, a gestire bisogni collettivi, a pensare come possibili le vere alternative.

LA REDAZIONE

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