No alla tassa di soggiorno nella città di Agrigento
06:00 – La Tassa di soggiorno come punizione per un settore che potrebbe essere trainante per lo sviluppo economico sociale del territorio.
In questi giorni assistiamo attoniti ad una sconvolgente azione portata avanti dal Comune di Agrigento che, in sostanza, aprirà una grande ferita nel settore del turismo agrigentino.
Si tratta di una nuova imposizione fiscale: la cosiddetta TASSA di SOGGIORNO, un balzello da porre a carico di tutti coloro che in futuro decideranno di pernottare presso una delle strutture ricettive agrigentine.
Il fine di questa nuova Tassa – nell’idea del legislatore nazionale – è il miglioramento dei servizi turistici locali per accrescere la competitività del sistema locale turistico (tassa di scopo).
Ma la realtà è cosa ben diversa dalla teoria, vediamo perché.
In primo luogo, il settore del turismo agrigentino è tuttora in crisi, sia per l’effetto della più generale crisi recessiva sia per problemi atavici e diretti degli operatori del sistema locale, stante che la destinazione “Agrigento” (brand reputation) non è ancora in grado di competere alla pari con altre destinazioni, non solo internazionali, ma anche interne al mercato siciliano di destinazione.
Nonostante gli enormi sforzi fatti dal sistema locale turistico e dai singoli operatori, da noi costituiscono problemi estremamente seri, (a titolo di esempio): a) trasporti (costi e tempi di percorrenza), b) accessibilità ai luoghi turistici e culturali (segnaletica, orari, personale, lingua, informazioni); c) promozione del brand (presenza fiere, pubblicità in aeroporti, città, grandi eventi); d) attività sui social network (blogger, iniziative, condivisioni, contaminazioni, presenza su Fb, Instagram, Twitter, Flicr, You tube); d) grandi eventi ed attrazioni (qualità/dimensioni e programmazione); e) servizi di accoglienza (infopoint, pulizia, trasporti pubblici locali).
Proprio al fine di rendere più competitiva la destinazione “Agrigento”, tutti gli operatori delle strutture ricettive hanno abbassato le rispettive tariffe al di sotto della media, anzi ai minimi, rispetto ai propri competitor regionali. Chiunque, può rendersene conto esaminando alcuni dei principali strumenti di prenotazione on line. Dunque, in buona sostanza, gli operatori hanno ridotto ai minimi termini il reddito di produzione per non essere costretti a chiudere le strutture. Questo ridotto margine di operatività consente, al momento attuale di avere una clientela che, apparentemente, si mantiene poco al di sotto delle medie degli anni precedenti, ma con l’elevato costo di perdere utili, tanto che molti operatori parlano di vera e propria sopravvivenza.
In un mercato così dinamico, pertanto, l’assoluta assenza di appetibilità ha comportato e continua a comportare una continua erosione delle tariffe di vendite con il risultato, oggi sotto gli occhi di tutti, di strutture ricettive che versano in precarie condizioni economiche. In questi ultimi anni noi abbiamo assistito alla chiusura di alcune strutture ricettive (Hotel Villa Eos, Akrabello, Grand Hotel dei Templi) oltre al 60% delle strutture ricettive che già da alcuni anni purtroppo hanno cominciato ad operare in regime di stagionalità e pertanto con sospensioni e licenziamenti.
Si consideri, inoltre, che nel 2014 abbiamo rilevato una flessione degli arrivi e delle presenze che lancia un ulteriore allarme rispetto alla situazione economica della filiera turistica e che certamente comporterà ulteriori riduzioni
Al mese di luglio di quest’anno risultano essere diverse migliaia le presenze in meno nelle strutture ricettive ed il riempimento medio dei posti letto, su base annua, è fermo al 23% quindi 3 posti su 4 disponibili rimangono vuoti tutto l’anno anche se poi su questi spazi si continua a pagare regolarmente la tassa sulla spazzatura e sulla superficie ex Imu.
Stante la politica di riduzione delle tariffe per essere competitivi, è facile comprendere che una nuova tassa ricadrà interamente sugli operatori, poiché il sistema non è ancora in grado di permettersi un incremento dei prezzi, rischiando di ridurre le prenotazioni, con la conseguenza di perdere ricavi.
Chi se lo potrà permettere?
Gli scenari possibili comprendono la chiusura stagionale, il licenziamento di parte dei dipendenti, la riduzione del reddito dell’albergatore.
Ma chi sta ragionando di imporre questa tassa, ha pensato che colpirà il settore che dovrebbe condurre verso lo sviluppo il territorio agrigentino?
Ma, la politica che decide sulle sorti della città, (cioè, tutti coloro che sbandierano ai quattro venti che il nostro futuro sta tutto nello SVILUPPO TURISTICO, che ci sarà nuova occupazione e nuovi investimenti se si incentiva il settore turistico), si rende conto che, invece, dovrebbe incoraggiare gli operatori del turismo locale, limitarne i costi di gestione facilitando l’accesso ai servizi, abbattere le tasse per chi investe nel turismo e nelle attività culturali, sentire tutte le loro doglianze e garantire i servizi essenziali?
Dove sta la logica del buon governo, dell’amministrare nell’interesse dei cittadini per garantire un equilibrato sviluppo economico-sociale della città?
Il problema che agita l’amministrazione comunale di Agrigento ed il consiglio comunale è quello di chiudere il bilancio preventivo, sanando o pareggiando eventuali falle che possono esporli (personalmente e come organi dell’Ente) a doverne rispondere avanti la Magistratura contabile.
Ma il metodo e la sostanza della loro azione non possono essere affatto condivisi.
In primo luogo, la tassa è una tassa di scopo, cioè, destinata a coprire spese destinate ai servizi turistici, in primo luogo e poi eventualmente altri servizi di contorno.
Ora è noto a tutti che il Comune non ha investito sui servizi turistici necessari, importanti, prioritari, di interesse del settore e richiesti in mille modi diversi dagli operatori o dal sistema turistico organizzato.
Non ha investito prima e non sembra avere intenzione di investire ancora.
Un esempio su tutti è la pessima gestione degli introiti spettanti al Comune di Agrigento dal ricavato della vendita dei biglietti della Valle dei Templi, della Casa Museo Pirandello e del Museo Archeologico. Il Comune, per il miglioramento dei servizi turistici che svolge o dovrebbe svolgere potrebbe raggiungere la cifra annuale prossima al milione di euro. Invece, riceve poco più di un terzo e solo a consuntivo d’anno.
Di fatto il trasferimento delle risorse da parte dell’ente parco valle dei templi ha da oltre 10 anni rappresentato una autentica “tassa di soggiorno” pagata dai turisti. Nessuna altra città ha fino ad ora beneficiato di tale opportunità con elevate disponibilità si pensi, per esempio, alle somme disponibili nel bilancio 2013 pari a 350.000€ . Ci si chiede quante di queste somme siano state orientate e quante lo sono nell’attuale bilancio al miglioramento dei servizi turistici e pertanto con quale credibilità ed autorevolezza si possa immaginare di chiedere ulteriori sacrifici alla filiera turistica? In oltre dieci anni sono stati buttati al vento, senza nessun miglioramento per la fruizione turistica (segnaletica, sistemazione delle strade, pulizia e decespugliamento delle aree turistiche, servizi pubblici urbani, info Point turistici, pensiline nelle aree di attesa ecc. Ecc.) milioni e milioni di euro che sono serviti a gratificare qualcuno ma nessuno di questi per gli obiettivi fissati dalla norma. Un fallimento politico ed amministrativo.
E per cosa utilizza questi fondi? A) per una Sagra del mandorlo in fiore dell’ultimo minuto, che, nei recenti anni, non ha soddisfatto più nessuno e tanto meno gli operatori turistici che, per la pessima programmazione, non ricevono prenotazioni significative nel mese di febbraio, tanto è vero che gli stessi operatori si domandano a cosa serve una Sagra del Mandorlo così fatta. B) per finanziare la stagione del teatro Pirandello, la cui gestione non è sempre stata felice. C) per altre piccole spese del tipo: spettacoli estivi e natalizi, anch’essi privi di una necessaria programmazione e pertanto generanti scarsissimi ritorni per il sistema turistico.
Politici, innanzitutto, se ritenete di voler fare qualcosa per il turismo agrigentino, riunite le organizzazioni degli operatori ed il distretto turistico, per un programma serio di interventi nei servizi prioritari che servono realmente a chi del turismo ne fa una ragione di vita lavorativa e apriamo insieme un tavolo di lavoro con l’assessorato beni culturali e con la direzione del Parco per stabilire un uso appropriato della massima parte delle somme destinate al Comune dallo sbigliettamento. Si potrà ottenere una somma ben maggiore della tassa di soggiorno.
Solo dimostrando di saper investire quel fondo nel migliore dei modi, potrete avere la legittimazione per trattare d’altro.
Ma, esaminando la gestazione di questa nuova tassa, non possiamo nasconderci dietro un dito;
ed è a tutti evidente che questa imposizione sia voluta per pareggiare alcuni capitoli di bilancio e non certo per investire in servizi al turismo e rilanciare questo comparto pensando a creare nuova occupazione.
Tutto ciò puzza di illegittimità manifesta, di sviamento dalla causa tipica normativa e di abuso della discrezionalità propria della Pubblica Amministrazione.
Infatti, la norma che consente alle amministrazioni di introdurre la tassa di soggiorno, prevede un uso assolutamente mirato al miglioramento dei servizi turistici.
Ciò rimanda, senza voli pindarici, ad un programma di interventi specifico e ad appositi capitoli di bilancio, non alla generica intuizione che il miglioramento delle condizioni cittadine equivale a far star bene il turista, per cui si possono utilizzare le somme della tassa di soggiorno anche per le manutenzioni delle strade, dei marciapiedi, dei giardini, raccolta dei rifiuti e cose simili.
Non è così.
Se devo costruire una casa non posso utilizzare i miei risparmi per realizzare un giardino, perché, sarà pure molto bello, ma non ho ancora la casa che era e rimarrà il mio obiettivo non raggiunto.
L’esempio serve a dire che prima di pensare di imporre una nuova tassa, con gli effetti di cui abbiamo parlato, occorrerà valutare quali sono i servizi da fare e quali sono i costi aggiuntivi. Questa operazione non è stata fatta, con il fine consapevole di un prossimo uso distorto del ricavo della tassa.
In ultimo si aggiungano due elementi, oggi non ancora valutati da chi amministra pensando solo all’imposizione e non a soluzioni alternative che mostrerebbero reale capacità di analisi e di ricerca di soluzioni alternative che non siano semplicemente orientate alla sola imposizione, che potrebbero contribuire a far scongiurare l’attivazione di questa folle idea della tassa di soggiorno e che riguardano due fatti connessi alla legge vigente sull’utilizzo di parte degli introiti dello sbigliettamento dei visitatori della Valle dei Templi.
Una recente norma nazionale, immediatamente resa operativa dalla Regione siciliana, ha ridotto le categorie esonerate al pagamento del biglietto di ingresso lasciando esenti solo gli studenti under 18 in visite didattiche. Ciò significa che circa 100.000 visitatori, tra gli attuali 200.000 annui gratuiti, hanno già cominciato a pagare il biglietto di ingresso della Valle già da diversi mesi con un maggior introito annuo di circa 1.000.000 di € e che considerando l’attuale convenzione, che ha destinato circa il 10/12% degli incassi, produrrà circa 100.000/120.000 € in più a disposizione del Comune da utilizzare per il miglioramento della fruizione dei servizi turistici per i quali si chiede oggi la tassa di soggiorno. Inoltre va detto che la legge vigente prevede che le somme destinate al Comune di Agrigento possano arrivare fino al 30% ma mai questa percentuale è stata raggiunta probabilmente per la mancanza di autorevolezza della classe politica che ha concordato le percentuali di partecipazione o più semplicemente perché le spese sostenute con tali somme non hanno mai rispettato il vero obiettivo legislativo e pertanto, correttamente ed in termini prudenziali, il consiglio del parco e la regione non ha ritenuto utile aumentare la percentuale dello spreco di tali risorse.
Quindi oggi con una azione collegiale più autorevole (commissario, consiglio comunale e filiera turistica) si può immaginare di articolare una proposta che preveda un reale investimento di tali somme destinato realmente al miglioramento della fruizione turistica chiedendo con l’autorevolezza della programmazione degli investimenti il 15/20 e perché no il 30% previsto dalla normativa. In quest’ultimo caso potrebbero essere indirizzati a tale progetto fino a 1.350.000 di € derivanti dal 30% degli attuali 3.500.000 di € di incassi del 2013 a cui vanno aggiunti circa 1.000.000 di € di nuovi incassi derivanti dalla riduzione delle esenzioni. Questo potrebbe rappresentare un passaggio importante di cambio di tendenza indirizzata ad una visione della politica che guarda con attenzione alla reale difesa ed allo sviluppo dell’unico comparto produttivo che oggi sostiene l’economia cittadina e che può rappresentare il volano reale di una crescita possibile solo se si opera con criterio e visione strategica.
Federalberghi Agrigento: Francesco Picarella
Distretto Turistico Valle dei Templi: Gaetano Pendolino
Assohotel Agrigento: Paolo Pullara