I controlli incessanti svolti in questo periodo di isolamento dai Carabinieri stanno contribuendo in modo importante alla limitazione del contagio da coronavirus, ma l’attenzione dei militari rimane alta anche per quanto riguarda il contrasto alla circoolazione di droga. Ieri pomeriggio, infatti, a Favara, i Carabinieri di pattuglia nel centro del paese hanno notato dei movimenti sospetti vicino ad un portone. Una volta chiamati i rinforzi, i militari hanno deciso di approfondire.
Fatta irruzione nell’appartamento di un cinquantacinquenne favarese, dal quale i militari avevano intuito provenisse il viavai di persone, hanno cominciato a sentire un odore sospetto. Seguendo le forti tracce di “maria”, non è stato difficile per i Carabinieri, indirizzarsi verso la mansarda della palazzina in uso all’uomo. I militari, giunti all’ultimo piano, si sono trovati davanti ad una scena incredibile. Quella che era una soffitta, sembrava essersi trasformata in una vera e propria serra condominiale. Al posto di gerani e rose, però, il 55enne aveva pensato bene di piantare non una, ma ben 33 piante di marijuana alte anche due metri. La preziosa silvicoltura era ovviamente dotata di un ingegnoso impianto di illuminazione e di irrigazione per la coltivazione indoor. In più, tutto l’occorrente per la manutenzione di una coltivazione casalinga. Le piante, già di abbondante infiorescenza, erano pronte per l’essiccazione e per il successivo confezionamento di “erba”. Questa greenhouse proibita avrebbe fruttato sicuramente diversi chili di cannabis da immettere sul mercato dello spaccio favarese e non solo, e avrebbe portato nelle tasche del pusher dal pollice verde oltre 10mila euro.
Le piante sono state tutte sequestrate e verranno presto analizzate per accertare la quantità di principio attivo, per poi essere distrutte. Il cinquantacinquenne invece è stato arrestato con l’accusa di produzione di stupefacente ai fini di spaccio, e dovrà ora risponderne davanti ai Giudici di Agrigento.